Tra Fratelli sparsi nel Mondo
Sempre nei miei numerosi viaggi cerco (e trovo!) contatti con Fratelli e Logge di diversi paesi. Spesso è anche mia moglie che scopre un anello, un cartello su una casa, un autocollante su qualche auto. Alle volte invece è una conoscenza, uno scambio di indirizzi il punto di partenza. Sempre i contatti sono molto più facili di quanto si potrebbe pensare, sempre molto fraterni ed interessanti.
R. W., Loggia «Il Dovere», Lugano (Revista massonica svizzera maggio 2009)
Èinteressante costatare, senza giudicare, come da una parte vi sia un assoluto rigore nel gestire i Rituali, il festivo formalismo dell’abbigliamento, mentre dall’altra vi sia una certa disinvoltura, ma sempre siano presenti lo spirito massonico, la serietà nella ricerca della Verità e della spiritualità. Ho imparato a vedere ed accettare, confrontare senza giudicare. Come non esiste una verità ma delle verità, esistono diversi modi di essere Massoni. Certo, in alcune Logge mi sono trovato meglio che in altre. Alle volte sono ritornato oppure ho avuto voglia di tornare. Con i miei «Fratelli Sparsi nel Mondo» ho partecipato ai lavori di altre Logge sia in Europa che in altri Continenti, visitato Pesi come la Namibia, il Sudafrica, l’Uganda, Cuba ed altri, ma anche città come Venezia e Praga, con altri siamo stati a fare safari e campeggi nelle paludi dell’Okawango in Africa ed escursioni nell’Oberland Bernese e in Engadina. A volte i contatti sono intensi e rimangono anche nel corso di anni, come per esempio, per me, in Namibia.
Namibia
Dai miei Fratelli del Südwest ho imparato molto. Anche se non nuotano nell’oro sono molto attivi, non solo solidariamente in famiglia ma anche nel mondo profano. Aiutano dove è necessario, nel limite delle loro possibilità, e spesso anche al di là. Ho imparato da loro che «se puoi aiutare, devi farlo, e quindi fallo ora!». Anni fa i bambini dell’asilo cattolico avevano freddo (a Windhoek la temperatura va anche sotto zero): nello spazio di qualche ora sono state trovate 100 coperte di lana. L’anno scorso, con il contributo finanziario (determinante) dei Rotariani della Baviera è stato costruito un intero villaggio per 120 bambini, orfani a causa dell’AIDS. La Namibia, grande 40 volte la Svizzera, ha solo 2 milioni di abitanti, di cui ca. 200’000 di origine Europea. Ex colonia tedesca (Deutsches Süd-West Africa), alla fine della prima guerra mondiale fu affidata dalla Società delle Nazioni al Sud Africa per l’amministrazione e, con l’avvento in Germania del Nazismo, le Logge di origine tedesca furono chiuse. Negli anni 1989-90 un plebiscito decise il distacco e la fondazione di un nuovo Stato, appunto la Namibia. Durante il periodo di transizione, per incarico dell’ONU, la Svizzera mandò un contingente di 150 osservatori, con funzioni principalmente mediche. Pochi sanno che i «Caschi blu» Svizzeri non sono una novità, anzi. Tra questi 150 soldati ed ufficiali svizzeri almeno 5 erano Fratelli Massoni che, da semplici visitatori, ben presto diventarono parte integrante di ogni incontro massonico. Alcune Logge erano state riattivate già nel 1965, come la «Kreuz des Südens» nella capitale Windhoek. Ma, con nostalgia, i vecchi Fratelli ricordavano lo splendore e la vitalità dei tempi in cui ogni città aveva la sua Loggia, tra le tante la Loggia «Zur Hoffnung» (La Speranza) a Swakopmund. In questa cittadina di villeggiatura sulla costa atlantica tutti i «pezzi da 90» della Namibia avevano ai tempi una casa di vacanza in cui tutti passavano i periodi liberi. In gran parte erano Massoni per i quali partecipare, anche durante le vacanze, ai lavori di Loggia e alle diverse attività sociali era un dovere assoluto anche se non scritto. Si decise quindi di riattivare la Loggia, chiusa nel 1934. Con la patente No. 1777 della Gran Loggia di Scozia il Gran Maestro Distrettuale W.R. Slingsby riportò la Luce tra le Colonne. Dato che non c’era il numero minimo richiesto di 7 Fratelli Maestri, furono installati quali ufficiali di Loggia anche Fratelli visitatori di Windhoek che si impegnarono solennemente a restare in carica finché nuovi membri locali avessero raggiunto la regolare età massonica. Era una promessa impegnativa perché sottintendeva fare il viaggio Windhoek-Swakomund (sono oltre 350 km, non certo di autostrada) almeno una volta al mese. Dal canto mio contribuivo da lontano con quanto potevo, per esempio con libri e gioielli.
Nel dicembre 1992, con la mia moto, volevo attraversare l’Africa, dal Kenya al Capo, e, in un incidente mi ruppi la clavicola, obbligandomi ad una pausa forzata; forse era destino, appunto a Swakopmund. I Fratelli mi accolsero calorosamente e, malgrado i dolori provocati dalla frattura, è stato uno dei periodi di vita massonica più intensi ed appaganti. In seguito, grazie alla comprensione della mia Loggia Madre «Il Dovere» sono diventato membro della «Zur Hoffnung» dove sono stato nominato e sono tuttora Ufficiale di Loggia. Dato che le mie visite si riducono ad una all’anno, sono stato Nominato «Kaplan», una carica poco impegnativa visto che si limita a invocare il GADU all’inizio dei lavori. Avrebbe anche la funzione di Giudice di Pace nella Loggia, dato però che sono in loco una sola volta all’anno, le beghe non mi arrivano mai e vengono sempre appianate nel corso dei mesi. Il 6 gennaio 1996 è stato nominato quale Venerabile il mio figlioccio Günter Bergendahl e tutti i membri del Collegio erano di Swakopmund: la scommessa era stata vinta.
Sufafrica
Che dalla Namibia, io abbia contatti anche con il Sudafrica è logico e chiaro. Ai piedi della splendida «Table Mountain », presso i Company Gardens, la zona più centrale e bella di Capetown, la Massoneria sudafricana, un tempo molto numerosa, potente e ricchissima, ha costruito nel corso di due secoli un intero quartiere, immerso in giardini e viali, con gli stabili indispensabili per le singole Logge, la Gran Loggia, il Rito Scozzese Antico ed Accettato, il Royal Order of Scotland, l’amministrazione, un museo, ecc. La guerra Anglo-Boera ha tolto lo splendore e lo slancio alla Massoneria, recuperati solo in parte con le ondate di immigranti tra le due grandi guerre. Quando, nel 1931, il Sudafrica da Colonia divenne Repubblica indipendente, buona parte dell’amministrazione ed anche il parlamento, nei mesi estivi, rimasero a Capetown, più vivibile non solo per la meteorologia, ma anche economicamente e culturalmente. Questo malgrado che la Costituzione avesse scelto quale Capitale la città di Pretoria nel centro del Paese, a 70 km da Johannesburg. Il Governo decise di usare provvisoriamente a Città del Capo gli spazi inutilizzati dalla Massoneria. Come spesso nel diritto anglosassone non vi fu un esproprio od una vendita, ma si stabilì un diritto di superficie con un affitto annuo, garantendo alla Massoneria sudafricana per 99 anni un reddito ragguardevole, usato per sovvenzionare scuole, asili e case per anziani. Gli stabili, divenuti governativi, avevano ora una funzione ufficiale e l’intero quartiere doveva essere protetto con guardie armate. Effettivamente, chi va a visitare una Loggia a Città del Capo, è controllato da una postazione di mitragliatrici, da soldati armati fino ai denti: non è proprio quello che ci si aspetta per una visita fraterna, ma è così. D’altra parte tutti siamo già abituati ai controlli agli aeroporti e pensiamo che anche la Guardia Svizzera del Papa sia principalmente folcloristica. Ho potuto visitare un edificio, quanto pare l’unico che ha una funzione massonica. Oltre alle solite sale e salette troviamo 3 Templi perennemente arredati per i 3 gradi della Massoneria azzurra. Interessante è stato trovare oltre alle tre Colonne dedicate tradizionalmente a SAPIENZA – FORZA- BELLEZZA, anche una quarta Colonna dedicata alla SPERANZA (HOPE). Questa Colonna sicuramente si rifà al Capo di Buona Speranza, che è lì a pochi chilometri, ma ha anche valore filosofico, perché la Massoneria vive sempre con la speranza di un futuro migliore. Costruiti nel 1904, i tre Templi sono stati restaurati recentemente, rifacendo le decorazioni esattamente com’erano con i materiali dell’epoca: visto che ai lavori tutti indossano vestiti neri, senza tempo, si ha l’impressione di partecipare ad una tenuta di un secolo fa, effetto rafforzato anche dal Rituale del Rito di Emulazione, recitato rigorosamente a memoria in un inglese arcaico. Purtroppo l’età dei Fratelli, il ritmo delle Iniziazioni e l’emigrazione dei giovani, non mi lascia molto fiducioso per quanto riguarda il futuro della Massoneria sudafricana, a suo tempo orgogliosa, rigogliosa e potente. Malgrado gli sforzi intrapresi pochissimi Africani trovano il modo di entrare in Loggia: spesso partecipano alle tenute Fratelli di colore, ma che però sono stati iniziati in Inghilterra o in altri paesi del Commonwealth.
Uganda
Una situazione migliore la trovo in Uganda che visito regolarmente visto che mia figlia vive con la famiglia a Kampala, la Capitale. Il Paese dei grandi laghi, di cui il Lago Vittoria, che da solo ha una superficie superiore alla Svizzera, è situato alla sorgente del Nilo. Dal 1904 fa parte massonicamente del District of East Africa, con la Tanzania, il Kenya e le Isole Seychelles. Dopo un periodo splendido durante il protettorato Inglese, le dittature di Milton Obote e principalmente di Idi Amin Dada hanno reso la vita difficile ai Fratelli ugandesi, che però attualmente lavorano bene. La Massoneria in Uganda è un collante tra le diverse etnie, anche se la stragrande maggioranza dei Fratelli è di origine indiana, mentre pochi sono gli Europei ed gli Africani. Lavorano con serietà e notevole impegno anche finanziario. Spesso, viste le distanze (e le strade!), bisogna volare oppure sono necessari veicoli costosi, anche per i consumi. Visite a Logge vicine (va ricordato che Kenya, Uganda, Tanzania e Seycelles fanno parte del medesimo Distretto), anche da parte dei District Grand Officers, possono essere vere e proprie spedizioni. Malgrado ciò la partecipazione è di tutto rispetto e le tenute sono ben preparate, sia dal lato ritualistico che da quello dei contenuti. È per me sempre un piacere attendere ai lavori, principalmente per lo spirito fraterno tutto particolare, ben descritto da Kipling nella sua poesia «La loggia Madre».
Filantropia a Cuba
È così! Per me un viaggio senza una componente massonica, per bello che possa essere, forse sarebbe una perdita di tempo. E spesso con altri Fratelli troviamo il modo di aiutare, sia loro stessi sia la loro gente, come per esempio a Cuba. Per la solidarietà con i Fratelli cubani è stata appositamente creata l’associazione «Fraternitas Masonica» (presidente Markus Ackermann di Basilea) che ha potuto intervenire in modo tangibile per alleviare i grandi danni subiti dagli uragani dell’ultimo anno. E anche se non occorre aiutare, è importante, per noi Massoni di un piccolo mondo, conoscere altre realtà e far vedere ai Fratelli lontani quanto li apprezziamo. Perché siamo tutti figli della stessa Madre, accinti tutti al medesimo Lavoro.