Il mito di Iside e i figli della vedova

Per spiegare l’origine della Massoneria sono state avanzate numerose e svariate ipotesi. Per alcuni studiosi esse risalirebbero ai Cavalieri templari ed ai Crociati. Per altri invece ad Euclide, Pitagora e a Re Salomone. Per altri ancora ai Collegia romani, ai Maestri Comacini. Per alcuni addirittura alla creazione del mondo e a Mosé. Da menzionare anche le origini misteriche, il culto di Mithra, i Rosa-Croce, gli Esseni ed anche l’antica cultura egiziana. Proprio di quest’ultima prenderemo in considerazione i rapporti tra il mito di Iside ed il nostro Ordine.

Secondo gli antichi miti della creazione illustrati nelle immagini e nelle iscrizioni geroglifiche sulle pareti delle tombe egizie, all’inizio non c’era nient’altro che l’oceano primordiale, chiamato Nun o «non-essere». All’interno di questo oceano si trovavano le potenzialità di tutta la creazione. Atun, conosciuto anche come Ra, dio del Sole emerse dal caos di Nun, nelle cui acque aveva vissuto inerte. Dal suo corpo egli creò altre divinità: dalle narici, con un potente starnuto, nacque Shu, dio dell’aria, e dalla bocca diede vita a Tefnut. Shu e Tefnut concepirono Geb, la terra maschile asciutta e Nut, il cielo femminile umido.

Il mito di Iside e Osiride

La dea del cielo Nut ed il dio della Terra Geb generarono Osiride, Iside, Nefti, Seth e Ohrus. Osiride, primo re sulla Terra e in seguito sovrano dell’Oltretomba, incarnava l’ordine; Seth, che cercò di usurpare il potere di Osiride, era invece l’incarnazione del caos. Ognuno prese in moglie una sorella: Osiride sposò Iside e Seth, Nefti. Seth, tuttavia, desiderava anche Iside, e Osiride ebbe un figlio da Nefti, il dio Anubi. Osiride insegnò agli Egiziani a fabbricare gli utensili da usare in particolare per coltivare il grano e l’orzo. Sua sorella e moglie Iside insegnò invece alle donne a filare, a tessere e a ricavare la farina per il pane. Iside era venerata come la dea delle madri, della fertilità, della magia, della guarigione e dei riti funebri; in seguito, il suo culto si diffuse in Grecia e nell’Impero Romano. Dopo aver lasciato la reggenza ad Iside, Osiride viaggiò nel mondo per diffondere i propri insegnamenti al resto dell’umanità, ottenendo in questo modo il titolo di Un-nefer, l’essere eternamente buono e perfetto. Tuttavia, Seth non solo era invidioso dei talenti e della fama del fratello, ma era anche arrabbiato perché la reggenza gli aveva preferito Iside. Seth, invidioso del fratello, con un trucco malvagio lo intrappola in un sarcofago e lo getta nel fiume Nilo. Il sarcofago viene spinto lungo il Nilo e attraverso il mare, fino alla Fenicia, dove viene racchiuso in un’acacia.

Iside trova il sarcofago dopo una lunga ricerca e piange su di esso, baciando il volto di Osiride. Iside porta il sarcofago su una nave, ma Seth la trova, taglia il corpo di Osiride in quattordici pezzi e li disperde in tutto l’Egitto.

Iside e Nefti recuperano il corpo di Osiride e Anubi lo mummifica. Iside si trasforma in un uccello e soffia la vita in Osiride per concepire un figlio che lo vendichi. Il figlio, Horus, sfida Seth e rivendica il diritto al trono del padre di fronte al concilio degli dei. Seth e Horus si trasformano in ippopotami e fecero a gara per chi riusciva a rimanere sommerso più a lungo in una competizione che nessuno vince. Infine, Osiride, il signore dei morti, intercede per il figlio e Horus è incoronato re.

I figli della Vedova

Si dice, in ambiti esoterici, che un iniziato è un «Figlio della Vedova» perché essere un Figlio della Vedova significa essere come Horus, o come Gesù, in quanto entrambi, secondo i rispettivi culti, nacquero senza l’intervento di padre. Come è possibile? Chiariamo subito che questo appellativo è stato tramandato sino al giorno d’oggi dai Liberi Muratori che si autodefiniscono proprio come Figli della Vedova.

Per iniziare a capire da dove trae origine questa usanza, chiediamo aiuto al mito egiziano di Iside e Osiride, e sinteticamente vediamo come sono andate le cose. Come detto Seth, fratello di Osiride, uccide quest’ultimo e divide il suo corpo in pezzi, disperdendoli per tutta la Terra. Iside, sorella e moglie del dio ucciso, aiutata da Nefti, altra sorella della dea, dopo un lungo peregrinare ritrova i pezzi del corpo di Osiride, tranne uno, il fallo, divorato da un pesce del Nilo. È a quel punto che la dea, con grande fatica e lacrime, ricompone il corpo del malcapitato marito, ma mancando il membro virile era impossibilitata a generare. Così, senza perdersi d’animo, realizza una protesi in legno di sicomoro e si unisce a lui.

Da questa unione nasce Horus, il Sole. Ecco spiegato perché Horus è un Figlio della Vedova, in quanto figlio di Iside che concepisce senza marito.

Il Tronco della Vedova

Anche il «Tronco della Vedova» va collegato al mito di Iside. Come detto la cassa con il corpo di Osiride discendendo il fiume Nilo era giunta fino al mare e fu sospinta dalle correnti sulla costa della Siria, dove spuntò improvvisamente un albero di erica che crebbe rapidamente fino a racchiudere nel suo tronco la cassa. Il re del luogo, sorpreso dalla grandiosità di quest’albero, lo fece tagliare e, inconsapevole del suo contenuto, ne fece una colonna per il suo palazzo. Finalmente Iside, venuta a conoscenza di questi fatti, si recò in Siria dove, dopo varie vicissitudini, ottenne finalmente la colonna in cui riposava il corpo di Osiride e, ricoperto il tronco di profumati unguenti, lo innalzò al centro di in un grande Tempio. Da allora, in tutti i templi dedicati ad Iside i devoti fedeli deponevano le loro offerte destinate alla beneficenza in un tronco posto all’interno del sacro recinto. Veramente molto suggestiva l’origine mitica del «Tronco della Vedova», come tronco di quell’albero in cui erano rinchiuse le spoglie di Osiride che la sua Vedova, Iside, aveva così a lungo cercate. Ancora oggi, presso le logge massoniche, il «recipiente della beneficenza» è denominato «Tronco della Vedova». Esso è un sacchetto di seta che il Fratello Elemosiniere fa circolare per raccogliere le offerte dei Fratelli. Così come il «tronco d’Iside» (la «vedova») preservò i resti mortali di Osiride dalla definitiva distruzione in attesa della risurrezione, così «il sacchetto della beneficenza», lenendo le sofferenze del bisognoso, lo sottrarrà dall’indigenza per aiutarlo ad elevarsi dal contingente. In ambedue i casi abbiamo il superamento di un ciclo negativo (materiale) con l’avvento di uno positivo (spirituale). D. B.