La regolarità massonica: una questione controversa

La nascita della Massoneria sul suolo britannico ha permesso di conferire alla Gran Loggia unita di Inghilterra il titolo di Gran loggia madre di tutte le grandi logge del mondo. Essa ha stabilito un sistema di riconoscimento delle Varie Obbedienze straniere fondato sulla valutazione della loro regolarità. Dal 1929 questo sistema poggia su una serie di Basic principles cioè principi fondamentali che non sempre però riescono a creare unanimità tra le numerose Gran Logge.

La Libera Muratoria viene considerata un’istituzione universale il che non significa che essa è sempre la stessa in tutte le parti del mondo. Il termine «universale » si riferisce piuttosto al fatto che i principi massonici sono universali nella loro applicazione. La Massoneria è diffusa nel mondo intero ma non tutte le obbedienze possono considerarsi legittime e regolari. Una magnifica istituzione come la Libera Muratoria genera inevitabilmente schiere di imitatori un po’ ovunque. Si rende quindi necessaria un’autorità di vigilanza affinché ordini clandestini che si dichiarano massonici e praticano cerimoniali simili a quelli autentici vengano localizzati ed esclusi dal perimetro tracciato dalla catena della vera fratellanza massonica. La regolarità di un’obbedienza implica il rispetto rigoroso degli Antichi Doveri esposti nelle Costituzioni di Anderson del 1723. Apparentemente il problema di queste organizzazioni spurie sembrerebbe facilmente risolvibile. Basterebbe distinguere due gruppi di Grandi Logge nel mondo: le obbedienze considerate regolari, in relazione di amicizia con la Gran loggia unita d’Inghilterra, fedeli ai suoi principi e le altre irregolari che non li rispettano o che li rispettano solo parzialmente. In realtà la situazione è più complessa. Alcune obbedienze regolari agli occhi di Londra non si riconoscono tra di loro generando così notevole confusione. D’altra parte, in un medesimo paese dovrebbe sussistere normalmente una sola regolarità ma questo non sembra il caso di paesi come gli Stati Uniti dove si trovano a volte due regolarità ambedue riconosciute. Si pensi solamente al caso classico della Massoneria di Prince Hall.

La questione dei Landmarks

La questione della regolarità massonica rinvia naturalmente a quella dei Landmarks. Questo termine inglese significa «pietre miliari» e traccia i limiti dell’istituzione massonica che nessuno può ignorare o validare senza essere considerato irregolare. La parola Landmark apparve per la prima volta in Massoneria in una compilazione di leggi e di regole, redatta da George Payne nel 1720 e dal titolo General Laws and Regulations for the Governmen of the Craft. Esse furono approvate dalla Gran Loggia il 24 maggio 1721 e furono riprese integralmente da Anderson per la redazione delle General Regulations stampate nel 1723. C’è da dire che attorno alla tematica dei Landmaks regna tutt’ora una certa confusione. Già a partire dalle definizioni si vede che manca nella letteratura massonica un riferimento assolutamente indiscutibile. Per J.W.S. Mitchel in History of Freenzasonry and Masonic Digest, vol. 11, p. 708, 1858: «I Landmarks della Massoneria sono quelle leggi immemorabili che sono state tramandate di epoca in epoca e da generazione in generazione senza che nessuno ne conoscesse l’esatta origine e senza che nessuno avesse il diritto di alterarle o cambiarle. Essi consistono nelle fondamentali leggi scritte e non scritte della Società. I Landmarks non scritti comprendono tutti quei rituali essenziali e gli insegnamenti della Loggia che non possono essere appresi altrove. I Landmarks scritti sono 6 e si trovano negli Old Charges di un Libero Muratore nella Costituzione inglese stampata e pubblicata nel 1723». Secondo Josiah H. Drummont in Maine Masonic Text Book: «L’esatta definizione di Landmarks mostra che una enumerazione di essi è scarsamente possibile. Tutto ciò che se ne può arguire è che il Landmark è una legge o un costume che è esistito da tempo immemorabile. Se un uso universale esiste ed è esistito tanto a lungo che la sua origine è ignota, esso è un Landmark». George Fleming Moore, editore di «New Age», 1910/12 afferma che: «Se i Landmarks della Libera Muratoria debbono essere correttamente definiti, dobbiamo prima definire la Libera Muratoria».

Queste definizioni potrebbero facilmente essere moltiplicate ma il risultato sarebbe comunque ancora una evidente mancanza di unità. Non parliamo poi dei contenuti dei Landmarks. Qui siamo ben lontani da qualsiasi unanimità. Per alcuni sarebbero un numero limitato e ben definito come per esempio «La Massoneria è articolata in 3 gradi: Apprendista, Compagno e Maestro; I Massoni lavorano alla gloria del Grande Architetto della Natura; per costituire una Loggia sono necessari almeno sette Fratelli regolarmente iniziati, dei quali almeno cinque in Grado di Maestro; nel corso dei lavori di Loggia, sono proibiti discorsi di politica e di religione.» Per altri invece i Landmarks sarebbero qualsiasi espressione massonica avente connotati di antico, immutabile e universale.

Alcuni sostengono che tali ambiguità rappresentino un particolare «charme» della Libera Muratoria. Personalmente credo invece che una mancanza di chiarezza di fondo su tale questione abbia provocato numerose incomprensioni per non parlare di veri e propri dissidi. Si pensi al Grande Oriente di Francia, secondo solo all’UGLE, per prestigio internazionale, quando nel 1880 sconfessa il Landmark che impone di lavorare «Alla gloria del Grande Architetto della Natura». Si trattò di un autentico terremoto per i Fratelli francesi. Si pensi anche all’iniziativa di ammettere le «donne tra le Colonne» o allo statuto degli Alti Gradi. La mancanza di precise codificazioni di norme sulla regolarità massonica, con le conseguenti e inevitabili difficoltà interpretative delle stesse, hanno generato fratture dolorose in molteplici paesi. Alla luce di un tale stato di cose penso sia auspicabile – e tutto lascia presumere che il sistema della regolarità massonica anglo-sassone si stia muovendo in questo senso – una revisione rigorosa e sistematica delle normative sulla regolarità in grado di restituire alla Libera Muratoria una unità formale, di contenuti e di intenti. D. B.