Razionalismo e misticismo nella Cabala e nella Massoneria

La Cabala – che in ebraico vuol dire «ricezione» – è il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche dell’ebraismo. Essa mira a creare un contatto più diretto e più intimo col divino, reso possibile attraverso un disvelamento che segue molteplici vie: dall’analisi delle Sacre Scritture, la Torah, per scoprire il significato recondito e profondo delle narrazioni in essa contenute, fino alle pratiche di elevazione estatica volte ad avvicinare la presenza divina. In questa Tavola si cercherà di evidenziare alcuni parallelismi significativi tra Cabala e Massoneria.

Possiamo prendere come punto di partenza la religiosità caratteristica del mondo antico, in particolare del mondo pagano. Qui le divinità non sono nient’altro che gli agenti delle varie manifestazioni naturali. Il mondo è pieno di divinità di cui avvertiamo la continua presenza, in quanto essa si identifica con i fenomeni che ci circondano. Non vi è nulla di distante, di irraggiungibile e di inconoscibile negli dei – o anche in un unico Dio, visto come supremo architetto e agente del cosmo. Tutta la natura è impregnata di segni della presenza degli dei, con i quali l’uomo comunica anche attraverso pratiche di magia teurgica (ovvero quei riti e quelle pratiche intese ad attrarre la presenza divina o comunque a stabilire un rapporto privilegiato con gli dei). La divinità non vive in una sfera puramente spirituale, né possiede caratteristiche che la separino dall’uomo, come quella di essere un’entità infinita. Difatti, il mondo antico è diffidente nei confronti della nozione di infinito. Con l’eccezione di alcune correnti minoritarie, il pensiero antico tende per lo più a concepire il cosmo come un ambiente finito. Gli uomini e i loro dei vivono interamente in questa sfera naturale, chiusa, finita e limitata.

Dalle divinità pagane al monoteismo ebraico

Il pensiero religioso propriamente detto, e per primo il monoteismo ebraico, introduce una rivoluzione radicale che consiste nell’affermare l’esistenza di un Dio unico, immateriale, infinito, trascendente e onnipotente. Queste caratteristiche sono inconciliabili con l’immagine del mondo mitico antico, e quindi ne distruggono l’armonia unitaria. Il mondo viene diviso in due: da un lato Dio, dall’altro la natura e l’uomo. Un abisso invalicabile separa ormai il Creatore infinito dalla sua creatura finita. Ebbene davanti a questo spazio siderale che lo separa dalla divinità l’uomo ha cercato diverse vie per ricongiungersi al divino. Le due più significative sono quella mistica e quella razionale.

La storia delle religioni monoteiste è fortemente segnata dalla dialettica fra tendenze razionaliste e tendenze mistiche, senza che sia sempre possibile tracciare un confine netto tra le due. Questa tensione è stata particolarmente viva nella storia del pensiero religioso ebraico. La Cabala ha rappresentato per secoli e secoli la corrente mistica nel seno dell’esperienza religiosa ebraica. Il compito più importante dell’uomo religioso è di coltivare questa tradizione, di ricordare e rinverdire il senso del messaggio divino, talora dimenticato, smarrito oppure offuscato nel corso dei secoli. Il cultore di questa tradizione – il cabalista – è pertanto colui che ha come scopo primario il ricordare, l’approfondire e il trasmettere il senso nascosto del messaggio divino, attraverso diversi procedimenti: la lettura e rilettura del testo rivelato, la Torah, al fine di scoprirne i significati più riposti e profondi; un avvicinamento al mondo dell’infinito e dell’invisibile non soltanto attraverso la lettura esegetica, ma anche attraverso la preghiera, i riti, la meditazione, l’ascesi mistica.

Le analogie storiche

Già dopo questi brevi cenni introduttivi salta all’occhio in modo spontaneo ed evidente un parallelismo tra la storia dell’Ebraismo e quella della Massoneria. La contrapposizione tra tendenze razionalistiche e tendenze mistiche ed esoteriche è presente anche nella Libera Muratoria e l’influenza dell’illuminismo nelle due tradizioni non è certo una forzatura. Quando, verso la fine del Settecento, è iniziato il processo di emancipazione degli Ebrei e sono state aperte loro le porte all’ingresso pieno nella vita sociale e politica dell’Europa, l’entusiasmo provocato da questa prospettiva ha determinato una vasta adesione ai valori della cultura europea dell’epoca e, in particolare, al razionalismo illuministico. La manifestazione più evidente di questo atteggiamento è stato l’emergere di un movimento illuministico ebraico, la Haskalah. I rappresentanti di questo movimento hanno rigettato con decisione la componente mistica del pensiero ebraico, cercando di ricostruire l’immagine del contributo ebraico al pensiero europeo in conformità a una visione filosofica razionalista e talora persino positivista. Gli storici ebrei dell’Ottocento ispirati alla Haskalah hanno presentato le correnti mistiche e la Cabala come espressione di una reazione fanatica alla filosofia razionalista ebraica dal Medioevo in poi, e persino come una manifestazione di ciarlataneria e impostura. Secondo il loro punto di vista, si trattava di un aspetto deteriore del pensiero ebraico che doveva essere messo ai margini ed espunto. La storiografia del Novecento ha fatto giustizia di queste visioni sommarie e schematiche, soprattutto per merito dell’opera monumentale di Gershom Scholem (1897-1982).

Il Cabalista teosofico segue un approccio più razionale e quindi va alla ricerca dei significati nascosti nel testo operando direttamente sulla sua struttura linguistica. Talvolta, egli compie un lavoro tradizionale di esegesi e di ermeneutica del testo. In altri casi, mette in opera varie tecniche, come quella di permutare le lettere, secondo determinate regole, in modo da costruire parole e strutture sintattiche alternative. Una delle tecniche più famose – la cosiddetta ghematria (dal greco γεωμετριαε) – consiste nel partire dal principio che ad ogni lettera dell’alfabeto ebraico è associato un numero, per cui ogni parola ha un valore numerico dato dalla somma dei valori delle singole lettere: sarà allora consentita la sostituzione della parola con altre aventi stesso valore numerico.

Il Cabalista estatico è meno attento all’esegesi e all’ermeneutica che non alle tecniche linguistiche e numerologiche. Egli fa un largo uso delle seconde, spesso assai più del Cabalista teosofico, con il precipuo intento di servirsene nel contesto di tutte quelle forme di ascesi mistica che possono condurlo a esperienze dirette di contatto con la divinità. Per far questo, egli utilizza procedimenti di manipolazione dei nomi divini, la loro recitazione via via ripetuta, fino a raggiungere uno stato di astrazione dalla realtà materiale.

In fondo la contrapposizione tra Antichi e Moderni in Massoneria ricalcava la disputa tra correnti razionaliste e correnti spiritualiste, mistiche ed esoteriche.

Una delle originalità della Cabala consiste nel fatto che essa non può essere considerata né come un mero sistema teoretico né come un mero insieme di pratiche mistiche volte ad avvicinare l’uomo a Dio. I due aspetti sono strettamente interconnessi anche se mescolati in dosi e con enfasi diverse. Si può quindi parlare di Cabala teosofica ed estatica, ma sarebbe assolutamente sbagliato dedurne che il Cabalista teosofico (o addirittura mosso da interessi filosofici) sia disinteressato alle modalità pratiche di comunione con il divino o che il Cabalista estatico non abbia in mente o non pervenga a una visione teoretica dei rapporti fra uomo e Dio. D. B.