I Misteri di Eleusi e il mito di Persefone

«E anche coloro che diedero origine ai Misteri non furono persone stolte; e a dire il vero da molto tempo attraverso vari enigmi ci hanno detto che chi s’appresserà all’Ade senza aver frequentato i Misteri né avere avuto l’iniziazione resterà nel fango; chi invece vi giungerà del tutto purificato e iniziato vivrà in compagnia degli dei.» (Platone, Fedone)

Religione pubblica e religione dei Misteri in Grecia

Quando si parla di religione greca è necessario distinguere la religione pubblica, che ha il suo modello nella rappresentazione degli dei fornitaci da Omero, e la religione dei Misteri. Per Omero e per Esiodo, che sono il punto di riferimento per le credenze proprie della religione pubblica, si può dire che tutto quanto è divino, perché tutto ciò che accade viene spiegato in funzione di interventi degli dei. I fenomeni naturali sono promossi da numi: tuoni e fulmini sono scagliati da Zeus dall’alto dell’Olimpo, le onde del mare sono sollevate dal tridente di Poseidone… Questi dei sono forze naturali personificate in forme umane idealizzate, oppure sono forze e aspetti dell’uomo sublimati e calati in splendide sembianze antropomorfe (Zeus è la personificazione della giustizia, Atena dell’intelligenza, Afrodite dell’amore…) Questi dei sono dunque uomini amplificati ed idealizzati e pertanto differenti dall’uomo comune solo per intensità e non per natura o essenza.

La religione pubblica non fu però sentita da tutti i Greci come soddisfacente, e per questo si svilupparono, presso cerchie ristrette, le religioni dei Misteri. Esse erano forme segrete di comunicazione con il sacro che si fondavano su un’iniziazione e una serie di pratiche magiche, mistiche, devozionali che favoriscono il contatto con la divinità e l’evoluzione spirituale e materiale del partecipante. I Misteri si rivolgevamo ad una cerchia molto ristretta e privilegiata di adepti i quali erano tenuti a mantenere il segreto sugli insegnamenti ricevuti. Per questa ragione risulta particolarmente difficile ricostruirne i messaggi simbolici e iniziatici. Inoltre, con la scomparsa dei miti antichi si è dissolta la trasmissione di tali contenuti simbolici da maestro a discepolo, da iniziato a neofita, caratteristica tipica di questo sistema di conoscenza.

I Misteri greci si possono suddividere in due categorie principali: Vi era un gruppo di Misteri che potremmo definire bacchici o dionisiaci, collegati ad antichi riti della fertilità della natura: in essi il momento culminante era rappresentato dalla totale dedizione fisica e psichica alla divinità. Un secondo tipo di Misteri, legati all’Orfismo, era rivolto prevalentemente alla realizzazione spirituale dell’individuo, mediante comportamenti ascetici. Entrambe le tipologie di Misteri, contrariamente alle forme più diffuse di religione ufficiale, sostenevano l’immortalità dell’anima e la possibilità della vita dopo la morte.

I Misteri eleusini

I Misteri eleusini appartengono fondamentalmente alla prima tipologia. Sono tra i più antichi e famosi riti religiosi segreti dell’antica Grecia, ma appartengono ad un’epoca ben precedente al periodo classico, compreso tra il V ed il IV secolo a. C. Il culto si diffuse ad Atene subito dopo l’annessione di Eleusi, nel 600 a. C., e come molti rituali simili riscontrati in altre società antiche, rappresentava il tentativo di esercitare una forma di controllo sul ciclo produttivo e sulle stagioni. Il culmine del calendario eleusino coincideva con la fine dell’inverno, in cui si celebravano riti e cerimonie per garantire il ritorno del sole ed il rinnovamento della terra. I sacerdoti del santuario di Eleusi allestivano cerimonie e riti fondati sulla storia del rapimento di Persefone. In effetti il documento più importante relativo ad Eleusi è l’Inno a Demetra, un componimento di poco meno di 500 versi attribuito ad Omero ma scritto probabilmente nel VII secolo a.C.

In esso si narra la storia di Demetra e Persefone. Demetra, emblema dell’abbondanza dei raccolti nei campi, figlia di Crono e Rea, sorella maggiore di Zeus, era la dea delle messi e dell’agricoltura, e aveva il compito di mantenere i campi ricchi e fertili. Prima della tragedia che la colpisce, non esistevano l’inverno ed il freddo e la corruzione degli alimenti era sconosciuta. Un giorno Persefone, l’amata figlia di Demetra, raccoglieva i fiori in compagnia delle ninfe, in una delle più belle valli della Sicilia. Quando però sradicò un narciso la terra si spaccò e si aprì sotto di lei. Con gran fragore apparve allora un carro enorme, trainato da cavalli dal manto nero, che fece fuggire le ninfe, lasciando invece Persefone pietrificata. Dal grande carro si sporse una figura alta e ombrosa che sollevò la fanciulla. Era Ade, fratello di Demetra, giunto dagli inferi per prenderla in sposa. Persefone lottò e pianse, invocando il nome del padre, Zeus, ma le sue suppliche rimasero inascoltate. Ade portò con sé Persefone nell’oltretomba, promettendole che sarebbe diventata la regina del regno, venerata e amata da tutti, ma lei rimase inconsolabile. La madre di Persefone, Demetra, rimase altrettanto sconvolta e, chiamando la figlia, si mise a perlustrare freneticamente le foreste, i campi e le colline, senza tuttavia ricevere alcuna risposta. Il dolore di Demetra si riversò sui campi, facendo morire i raccolti e appassire le foglie. Era come se tutta la terra stesse morendo. A quel punto Elios, dio del sole, decise di rivelare a Demetra il rapimento di Persefone da parte del fratello Ade. Alla notizia, la dea ebbe un sussulto di rabbia, provocando un ulteriore peggioramento della situazione sulla Terra.

Il rapimento di Persefone ebbe come conseguenza quindi la messa a soqquadro di tutta la creazione e questo Zeus non poteva permetterlo. Alla fine, Zeus intervenne nella lite tra i fratelli, decidendo che Persefone doveva essere liberata, a patto però che non avesse mangiato o bevuto nulla da quando era scesa negli inferi. Sfortunatamente, Persefone aveva già accettato da Ade una melagrana, il frutto dei morti, e ne aveva assaporato i semi dolci. Zeus dovette pertanto riformulare la sua decisione: stabilì che Persefone aveva la possibilità di tornare nel mondo soprastante, ma ogni anno doveva scendere di nuovo negli inferi e risiedervi con Ade per tre mesi. Il destino di Persefone spiega così il mistero dell’inverno, al cui arrivo il mondo sembra scomparire e morire, mentre Demetra piange l’assenza della figlia finché non ritorna sulla terra: allora i campi e le foreste tornano a fiorire e ha così inizio la primavera.

Una simbologia profonda

I Misteri eleusini sono carichi di simbologia: misteri della fertilità, della nascita e della morte, e non solo in relazione all’agricoltura ma anche come insegnamenti esistenziali. L’itinerario del mito si svolgeva in tre fasi: la discesa (la perdita), la ricerca e l’ascesa. Il rito era suddiviso in due parti: la prima, “piccoli misteri”, era una sorta di purificazione che si svolgeva in primavera, la seconda (i grandi misteri) era un momento consacratorio e si svolgeva in autunno. La cerimonia voleva rappresentare il riposo ed il risveglio perenne della vita delle campagne ma come detto l’essenza del dramma misterico consisteva nella raffigurazione dell’evoluzione ciclica dell’esistenza, attraverso la nascita e la morte. D.B.