Saggezza-Forza-Bellezza
Il Trinomio dell’Arte Reale che regge il Tempio massonico
«Che la Saggezza illumini il nostro lavoro. Che la Forza lo compia e lo renda saldo. Che la Bellezza lo adorni e lo renda sublime. » Ecco tre concetti, o qualità, di alcuni Fratelli che ho conosciuto nel mondo, i quali, con il loro comportamento, mi hanno insegnato ad amare la libertà nel rispetto dei diritti e dei doveri di ogni uomo.
M. G., membro della Loggia «Il Dovere» di Lugano (Revista massonica svizzera giugno/luglio 2006)
Probabilmente il significato di questo trinomio può essere definito da chiunque, senza necessità di ricorrere ad alcun processo esoterico. Molti, comunque, data l’apparente semplicità di tale simbolismo, riterranno inutile e superfluo dedicare oltre modo il proprio tempo ad approfondire elementi impliciti. Beati loro che professano il dubbio metodico, per asserire certezze, perché coloro non hanno bisogno del disegno tracciato. Confesso che il grado di Apprendista è stato il periodo più bello che ho vissuto nell’Istituzione massonica, purtroppo oramai un quarto di secolo fa. Nel periodo di osservazione silenziosa dei lavori di Loggia, attraverso l’affannosa ricerca di brevi e sintetiche traduzioni del simbolismo massonico, cercavo di appagare la mia curiosità. L’impeto e l’irruenza tipica dell’età non mi consentiva di comprendere che il simbolismo, per la via iniziatica, è come una cura preventiva, il cui farmaco essenziale va assunto a dosi omeopatiche, affinché il paziente possa rigenerarsi nella sua nuova dimensione. Solo molto più tardi compresi che la via iniziatica è una questione di identità e non di appartenenza. La Massoneria consente, attraverso un complesso sistema simbolico rituale, di formare un aspetto particolare dell’identità personale di colui che vuole percorrere la via esoterica, ma non obbliga nessuno a raggiungere quel particolare traguardo; infatti molti non lo raggiungono mai. La semplice iscrizione ad un ordine massonico, ed i gradi da questo conferiti, attestano unicamente l’appartenenza a quell’ordine, così come una laurea ad honorem in filosofia, non conferisce la profonda conoscenza di quella materia. Forse farà conseguire il titolo di dottore in filosofia, ma certo ciò non dimostrerà di per sé, che il soggetto sia dotto e padrone di quella materia.
Un simbolo ternario
La Massoneria europea apre e chiude i Lavori di Loggia con l’accensione e lo spegnimento dei tre ceri rappresentanti la Saggezza, la Forza e la Bellezza. Che importanza hanno questi simboli? Qualcuno risponderebbe, forse tautologicamente, che la Massoneria Europea apre e chiude i Lavori di Loggia con l’accensione e lo spegnimento di questi tre ceri poiché rappresentano tre virtù (pilastri) che il Massone Libero Muratore deve sempre perseguire, all’interno della Loggia come all’esterno nel mondo profano. Apprendiamo dalla storia della Massoneria regolare che questa pratica non fu introdotta subito, ma successivamente, verso la fine del XVIII secolo.I tre elementi erano già presenti in alcune correnti esoteriche ed occulte del Medio Evo. Il contenuto del trinomio è forse scontato per un Massone, che in questo periodo storico relega ad un piano di secondo ordine lo studio per l’approfondimento del simbolismo e del suo aspetto rituale. Forse, lo studio dell’arcano sistema massonico, simbolico e rituale, è anacronistico, e forse oggi interessa più allo storico, studioso del fenomeno Massoneria dall’Illuminismo in poi, che al Libero Muratore appartenente alla famiglia massonica, regolare o non regolare, poco importa per il suo fine. È mia opinione che la Massoneria contemporanea, per praticità, osserva sempre meno la propria Tradizione e lavora sempre di più in forma non rituale. Questo porta ad una svalutazione di valori comportamentali, al punto che oggi spesso risulta difficile, in Loggia, separarsi dai valori profani. Molti anni fa, il Maestro delle Cerimonie invitava i Fratelli ad abbandonare i metalli prima di entrare in Tempio, proprio per sottolineare che nel Tempio, ed in genere durante i lavori di Loggia, occorre riferirsi ad altri valori, spesso non riscontrabili nel comportamento della società profana, alla quale il trinomio nulla dice, se non il suo significato letterale e mondano di saggezza, forza e bellezza.
«Saggezza-Forza-Bellezza» è un simbolo ternario. Il Simbolismo è un metodo di espressione tanto caro agli antichi quanto completamente estraneo alla mentalità moderna ed a uomini che sono soliti diffidare di tutto ciò che non comprendono. Ciascun simbolo non ha un significato univoco, ma la sua interpretazione è relativa alla sensibilità dell’iniziato. Il Libero Muratore procede nella via iniziatica, che non ha mai termine, mediante il perfezionamento interiore che si realizza con l’interpretazione in chiave esoterica dei simboli. La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono pilastri fondamentali della Loggia. La Massoneria Europea utilizza tale simbolo ternario nel rituale di apertura e di chiusura dei Lavori di Loggia. Nella Massoneria Ticinese, all’apertura dei lavori il Maestro Venerabile accende il cero della Saggezza, il Primo Sorvegliante accende il cero della Forza e il Secondo Sorvegliante quello della Bellezza. Con lo stesso ordine, alla chiusura dei lavori, si procede allo spegnimento dei ceri. I diversi rituali prevedono la pronunzia di frasi sia all’accensione che allo spegnimento dei ceri. La Loggia è la cellula di base di tutte le organizzazioni massoniche. Nella Loggia il Massone svolge il suo lavoro, così come il fabbro fa nella sua officina. L’officina è il luogo dove il fabbro realizza il suo lavoro, ma è anche l’insieme di tutti gli strumenti di lavoro che necessitano, utensili per misurare, trasformare la materia prima, ecc… Al pari dell’officina del fabbro, la Loggia (che dai Massoni viene chiamata anche Officina) è la cellula di base dove si riuniscono i Liberi Muratori, e dove si trovano presenti tutti gli strumenti necessari per svolgere il Lavoro, che simbolicamente viene definito la «Grande Opera». Così come il fabbro, per realizzare le sue opere, ha bisogno di utensili di lavoro, così il Libero Muratore, per realizzare il suo Lavoro, ha bisogno dei simboli, quali strumenti di lavoro presenti nella Loggia. Fatte tali precisazioni, penso che il simbolo ternario Saggezza, Forza e Bellezza sia fondamentale per lo scopo della Massoneria. Tale simbolo si riferisce a quella parte del lavoro che é esotericamente rivolto verso sé e stessi, così come il simbolo ternario Libertà, Uguaglianza e Fratellanza si riferisce a quella parte del lavoro che è rivolto verso l’altro, sia esso Fratello o profano. Il loro insieme rappresenta la Pietra Cubica, quale forma di pietra filosofale che il Massone, Libero Muratore utilizza per la costruzione del Tempio.
Trasformare la pietra grezza
La Massoneria, fondata sulla leggenda Hiramitica, ha lo scopo di formare uomini con una coscienza autonoma, con una volontà libera, che attraverso la saggezza, siano in grado di imporre a se stessi una regola di comportamento, che salvaguardi contemporaneamente la loro dignità ed il bene di quanti li circondano. Questo governo di sé stessi è un Piano, in virtù del quale la Pietra di costruzione si sagoma e si pulisce per la costruzione del Tempio, dirigendo la propria attività con umiltà, senza mai sminuirsi, ma, al contrario, arricchendosi con la cultura e la qualità dei rapporti umani. Questo ideale contiene delle esortazioni: per il dovere, per la giustizia, per l’amore; nella sua unità appare la parola perduta. Il nuovo uomo esprimerà opinioni e non certezze, poiché consapevole che le stesse sono il frutto della spontanea libertà; perseguirà la Verità con esame imparziale, sapendo però che a lui è dato conoscere solo la verità relativa, e non detenendo alcuna verità assoluta, rispetterà la diversità delle opinioni con piena dignità, senza alcuna sottomissione. In precedenza ho più volte affermato la mia convinzione che la Massoneria non ha una visione escatologica della vita, non offre ai suoi affiliati sacramenti e non persegue la salvezza dell’uomo attraverso una concezione connessa con la fede in un giudizio universale, condizione necessaria per la resurrezione e l’immortalità, che affonda le sue radici nella narrazione biblica del peccato originale e nelle dottrine apocalittiche, ma persegue il fine pratico del principio etico della propria libertà, che porta a sua volta in sé la tolleranza per la libertà altrui.
Sin dal Medio Evo la Forza era rappresentata dal Bronzo, la Bellezza dall’Argento e la Saggezza dall’Oro. Così il pensiero alchemico considerava l’Oro lo stato finale della trasmutazione, l’Uovo Filosofale. La Massoneria persegue il fine del benessere dell’umanità. Il mezzo è rappresentato dalla conquista dell’identità massonica dell’adepto. La Massoneria, dunque, educando l’individuo alla consapevolezza che la propria salute, fisica e spirituale, sarà quella della collettività in cui vive, auspica il benessere della società. Pertanto nella sostanza altro non è che una particolare metodologia, perfezionata attraverso varie esperienze secolari, intesa a rendere migliore la società, attraverso il perfezionamento dell’individuo che la costituisce e che ne pone in essere le caratteristiche. Per la Massoneria il miglioramento dell’individuo è l’unico mezzo per raggiungere il miglioramento della collettività. Ma questo individuo, per svolgere questa funzione deve essere libero, egli deve decidere il suo percorso, egli deve trasformare la pietra grezza, quale realtà ricevuta, in pietra levigata quale frutto del proprio lavoro, che è l’elemento determinante per la trasformazione.
Liberare la natura umana
Quali sono gli strumenti che la Massoneria mette a disposizione dei propri adepti affinché possano raggiungere la trasmutazione alchemica da piombo (neofita) in oro (Maestro Libero Muratore)? Il nascere uomo o donna, così come il nascere guerriero o sacerdote, ed anche il semplice nascere in un tempo o in un luogo preciso è, infatti, da considerarsi come un segno tangibile, sotto gli occhi di ognuno, di quello che è la propria via e il proprio destino. Compito di chi nasce uomo è il compiersi come uomo. Cioè determinare la propria natura eliminando ogni scoria e mescolanza. Come l’oro, il quale, uscendo dalla miniera grezzo e sporco di altri metalli meno nobili, ha bisogno di purificarsi prima di risplendere in tutto il suo effettivo valore, così la natura umana è sommersa da tantissime imperfezioni che la tengono vincolata ad un’esistenza di fatto inferiori alle sue reali potenzialità. Ho affermato che La Massoneria agisce su alcuni individui della collettività affinché la loro nuova crescita comporti di conseguenza il miglioramento dell’Umanità. Quindi il principio della Massoneria risiede nella consapevolezza dell’uomo iniziato che attraverso la sua volontà, quale espressione di libertà, guidi la propria esistenza; pertanto egli stesso, l’uomo, è il solo responsabile della propria vita. Si dice che nel sistema simbolico della Massoneria siano confluite le Tradizioni dei movimenti occulti ed eretici che sono esistiti dal XII al XVI secolo e che la Massoneria del XVIII secolo sia un sincretismo del pensiero gnostico, ermetico, alchemico, rosacruciano che riprende i temi dominanti di queste correnti occulte per il suo simbolismo. Diventa universale nel suo pensiero, evolvendosi da corporazione di mestieri ad associazione speculativa, il cui centro è l’uomo, universalmente inteso. La Massoneria è figlia prediletta dell’Illuminismo, dal quale si è distinta per aver esteso la visione, oggettiva e scientifica, con la visione metafisica della vita, il cui fine è l’evoluzione ed il progresso dell’Umanità, attraverso l’Arte Reale. È mia opinione che non a caso la Massoneria ha avuto la sua massima espressione nell’Illuminismo, distinguendosi come movimento di pensiero che ha sapientemente attinto alla Tradizione occulta, detentrice di quel pensiero non sacerdotale, perseguitato e represso dalle Istituzioni al potere, identificandosi come l’Arte di costruzione interiore dell’essere umano; il lavoro al suo perfezionamento. La Massoneria è un’arte dell’anima. I suoi simboli, quali il grembiule, il martello, la cazzuola, lo scalpello, la squadra, la livella, il filo a piombo, il compasso e così via, sono simboli del lavoro interiore sull’essere umano, necessario per la costruzione di quel Tempio meraviglioso che è la scena dell’anima umana, per l’evoluzione ed il progresso dell’Umanità. Il Fratello Goethe fece il primo passo verso la conoscenza della natura umana tripartita. Affrontò il tema della libertà, fra il rapporto della natura animale e la natura spirituale dell’uomo, per affermare che la libertà dell’uomo appare non come donata, ma come qualcosa che solo l’uomo stesso può conquistare. Nel Faust Goethe mostra tutta la sua ricerca nel simbolo dell’anima umana, lacerata dall’eterno conflitto tra il bene ed il male, la salvezza e la dannazione. Lascia intendere, a chi conosce il linguaggio inziatico, l’elemento determinante della volontà nelle scelte umane.
Da Hiram al Santo Graal
Se la libertà dell’uomo si estrinseca nella scelta di determinazione, occorrono dei valori affinché questa sua determinazione non risulti inutile, o addirittura dannosa, per l’umanità. Il pensiero sacerdotale, radicando il bene nel Dio ed il male nel Demonio, controlla il comportamento umano, creando continuamente antinomie e dualismi, predestinazione e provvidenza divina, ponendogli imperativamente la soggezione al volere divino. Il pensiero ermetico, alchemico e gnostico, percorre la strada opposta, in maniera eretica focalizza il centro sull’uomo, in perenne lotta tra il bene ed il male, il quale attraverso il suo comportamento incide sulla sua vita, contraddistinguendola nella buona e cattiva sorte, comunque decidendo la via da intraprendere, egli è l’unico artefice della sua vita. Ciò risulta ben simboleggiato nella leggenda Hiramitica. Infatti, Hiram Abiff, l’architetto del Tempio, non ha avuto il dono divino della Saggezza come Re Salomone; per edificare l’opera ha dovuto tracciarne il disegno e realizzarla, trasformando con il proprio lavoro la pietra grezza in un opera grandiosa. Per il suo lavoro ha usato la Forza, la Bellezza e la Saggezza. Nel XII secolo questi tre concetti venivano racchiusi nei profondi simboli della saga del Santo Graal. Ma cosa rappresentava il Santo Graal nel Medio Evo? I testi più caratteristici relativi al Santo Graal sono stati scritti quasi tutti in un periodo piuttosto breve che comprende, più o meno, quarant’anni a cavallo tra il XII e il XIII secolo: proprio nel periodo in cui la tradizione medievale delle crociate dell’alta Cavalleria e dei Templari raggiunse il suo apice. All’improvviso si cessa di scrivere sul Graal, come obbedendo ad una parola d’ordine alla quale nessuno può sottrarsi. È questo il periodo delle repressioni da parte della chiesa di Roma contro tutte quelle correnti religiose considerate eretiche: ricordiamo, in proposito, la crociata del 1209 contro gli Albigesi (Catari), considerabile, per la scala immane e la maniera brutale con cui fu condotta, un vero e proprio genocidio, non meno duro e crudele di quello che un secolo più tardi verrà perpetrato, sempre da parte del Papa e della sua chiesa, a danno dell’Ordine dei «Poveri Cavalieri di Cristo» del Tempio di Gerusalemme, probabilmente gli ultimi custodi e guardiani regolari della Tradizione del Santo Graal. Si narra che il Santo Graal fosse la mitica coppa in cui Giuseppe d’Arimatea, un discepolo occulto di Gesù e membro del Sinedrio, avesse raccolto l’acqua e il sangue che sgorgavano dalla ferita inferta al fianco e al costato del Cristo dalla lancia del centurione Longino, nonché lo stesso calice che Gesù aveva utilizzato nell’ultima cena, all’atto dell’istituzione del rituale eucaristico della transustanziazione. Molte tradizioni antiche che si rifanno al simbolismo della coppa, parlano tutte di un qualcosa che in una data epoca sarebbe andata perduta. La coppa è stata tradizionalmente sempre e ovunque legata al significato di contenitore di sapienza, ossia di vaso che raccoglie tutta la conoscenza spirituale: il Graal contiene in sé tutto il sapere degli universi creati. È il simbolo dell’anima umana, che era andata perduta, di un’anima che è rientrata in possesso del «senso dell’eternità» legato indissolubilmente a quello «stato primordiale » la cui restaurazione «costituisce il primo stadio della vera iniziazione » (Guenon). Non è l’argomento che qui ci interessa, pertanto mi limito ad affermare che il Santo Graal rappresenta per l’Uomo che ha superato l’anno mille con le sue angosce, un modo nuovo di vedere il rapporto dell’uomo con la divinità. Un uomo che non è più spettatore della propria vita, che contemperando la visione divina con quella terrena, ne diventa attore. Staccandosi dalla predestinazione e dalla provvidenza, da condotto diventa condottiero, la sua Saggezza è frutto dell’esperienza, non di emanazione divina, egli attraverso la Forza del pensiero deve decidere, ma se il suo animo è insensibile all’arte, alla Bellezza, non potrà raggiungere quella sapienza che gli permette di scegliere la via e diventare Cavaliere al servizio dell’umanità. La Massoneria Speculativa riprende le Tradizioni Templari in alcuni suoi rituali e apre i propri lavori illuminandoli con la Saggezza, la Forza e la Bellezza.
Da Apprendista a Maestro
La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono i tre simboli di formazione che dal grado di Apprendista portano a quello di Maestro Libero Muratore. La Saggezza, frutto dell’esperienza, sintesi di quel incessante lavoro fra ragione, istinto e sentimento, che affligge l’uomo nel processo decisionale, gli permette di orientarsi nella luce come nel buio. La Forza della ragione evita il pregiudizio. La Forza potrebbe portare però a qualsiasi decisione. Il bene potrebbe diventare male; il male potrebbe diventare bene. Il pensiero massonico sa che il bene ed il male non sono categorie assolute. La Bellezza dell’anima, per mezzo della quale ci avviciniamo all’espressione dell’arte, ci guida intuitivamente verso quella dimensione che la nostra ragione non può comprendere. Non possiamo infatti razionalmente capire perché ci piace un quadro, una scultura o un brano musicale. Non possiamo negare il sentimento che viene dal cuore come entità contrapposta alla ragione, che identifichiamo come amore. Ma di tutti questi processi di trasformazione, a mio parere, il più importante è quello della Bellezza, legato simbolicamente al lavoro del Compagno. La Bellezza comporta la formazione, nel Massone, di una cultura Estetica, tramite un lavoro di trasformazione nell’identità dell’individuo. L’obbliga a ricercare i valori dell’arte nelle opere, in altri termini, è un processo di assimilazione e di apprendimento verso il linguaggio dell’altro che ne modifica il modo di sentire e di valutare. Comporta un processo lento di trasformazione nella nostra identità. La formazione del Compagno è forse la più importante, nonostante questo grado venga spesso svilito ed incompreso come periodo di passaggio. In realtà il compimento del percorso di questo secondo grado comporta la maturità del Libero Muratore. Infatti, il grado di Maestro è un grado moderno, aggiunto, e rappresenta la sintesi del lavoro compiuto nei precedenti gradi, e l’acquisita Sapienza di saper dosare, controllare ed apprendere il risultato dell’eterna lotta fra forza e bellezza, nell’esprimere la nostra dimensione di Uomo libero, nel bene e nel male. La Saggezza, la Forza e la Bellezza sono le tre fondamentali virtù dell’Arte Reale che un Massone pazientemente impara durante il suo cammino iniziatico. L’arte nasce dalla speranza, guarda al futuro. È un progetto di convivenza verso una vita migliore, anche quando ci mostra il peggior aspetto negativo. Ed é per questo che il Libero Muratore costruisce il Tempio attraverso l’incessante ricerca della Verità, pur sapendo di non poterla mai raggiungere. Assiste, nell’unità temporale, alla distruzione del Tempio ed alla sua ricostruzione, ma non desiste, perché l’arte è la meta del suo lavoro che svolge con Saggezza, Forza e Bellezza. Il lavoro esoterico a cui l’Iniziato si sottopone per accedere ai piani di conoscenza superiore, consiste nel compiere passo dopo passo la digestione del simbolico trinomio, per riscoprire in se stesso il baricentro etico e adottare quei valori che si esprimono nel segno dell’universalità e dell’immutabilità. La lettura del passato impone un atteggiamento di fermezza nella continuità dei valori, ma non deve tradursi in un’avversione al nuovo, al progresso, di cui la Massoneria è portatrice verso l’umanità. Anche se oggi quegli eterni valori di fratellanza, di pace e di unione, sono flebili, anche nella stessa Massoneria, solo un ritorno alle nostre origini ed intenzioni, potrà in futuro permettere di condividere con alcuni una società non compromessa da un cieco egoismo, che sembra essere penetrato nel tessuto connettivo della civiltà umana. La nostra società, sollecitata da mille richiami, occupata come è a conservare, se non ad aumentare il benessere materiale, è in una fase dove gli interessi personali, così come le autonomie personali, condizionano fortemente i rapporti umani, caratterizzando quelli interpersonali principalmente da interessi economici ed egoistici.
Paul Ricoeur, uno degli ultimi grandi filosofi del 900, scomparso recentemente, ebbe a dire: «Il mondo ha bisogno di grandi simboli per cercare il filo conduttore del labirinto umano». La Massoneria del XVIII secolo questi simboli li ha indicati e realizzati. Noi Massoni di oggi? «Che la Luce della Sapienza, della Forza e della Bellezza resti nei nostri cuori» .