Ordine massonico e Ordine militare
La Massoneria e l’esercito sono ambedue degli Ordini. In effetti l’una e l’altro si fondano sul rispetto della gerarchia, su alcuni valori condivisi come la lealtà, l’onore, l’ubbidienza, l’aiuto reciproco…Tuttavia esistono anche differenze significative. Per coglierle può essere utile pensare all’analogia tra Ordini massonici e militari e le educazioni spartana e ateniese.
Le più antiche testimonianze scritte di un ideale educativo presso la civiltà greca si trovano nei poemi omerici, che descrivono il mondo ellenico compreso fra la metà del IX e la metà dell’VIII secolo a.c. Infatti l’Iliade e l’Odissea costituirono per molto tempo il compendio della saggezza e lo specchio dei costumi di quell’epoca.
Il modello dell’Iliade
Nell’Iliade viene proposto l’ideale umano del guerriero aristocratico, spesso di origine divina, il cui animo è forte in guerra, giusto ed inflessibile in pace. La forza fisica, la destrezza, la resistenza alla fatica e la prontezza nell’interpretare la volontà degli dei sono le qualità essenziali dell’eroe. Il giovane di nobile nascita viene allevato per la lotta, per affrontare a viso aperto un nemico degno di lui; egli deve saper essere violento, pur nel rispetto delle regole dell’onore sul campo, ove sarà bello morire gloriosamente, quando il fato avrà deciso questo per lui.
L’Ordine marziale spartano, a differenza di quello massonico, non educa principalmente alla libertà.
Il giovane nobile si sente realizzato, contento di sé quando ha dalla sua il giudizio positivo del suo popolo. La civiltà omerica non conosce il concetto di soddisfazione morale intima, implicita nella propria dirittura interiore, perciò la valutazione è sempre fornita dagli altri, così come dagli altri sono venuti gli insegnamenti fondamentali: rispetto degli anziani, ospitalità, dovere di onorare gli dei, disprezzo del pericolo e della viltà, disprezzo del nemico, impegno a compiere sempre più nobili e sempre più difficili imprese. L’onore si collega alla virtu; la ricerca del meritato onore è doverosa. II fine dell’educazione è rendere l’uomo capace di gesta che onorino lui ed il suo popolo; vi è quindi sempre una mira sociale, o almeno collettiva da tenere ben presente.
L’Educazione spartana, che assimila fondamentalmente il modello dell’Iliade, è divenuta sinonimo di educazione rigida, che nulla concede ai piaceri del corpo, che non ammette rilassatezze e abbandoni sentimentali di nessuna specie e che tempra al sacrificio e ad accettare senza battere ciglio la morte in guerra. Poiché lo Stato subordina l’individuo all’interesse collettivo, e questo, per ragioni geografiche e storiche è fatto consistere nell’uso delle armi per la difesa del territorio e delle sue colonie, l’intera formazione mira alla cultura fisica, alla creazione di un carattere indomito, alla disciplina militare.
L’ideale dell’Odissea
Come si vede l’Ordine spartano, a differenza di quello massonico, non educa principalmente alla libertà. In ogni caso quel che si deve soprattutto lamentare nell’educazione spartana è l’unilateralità dei fini. Infatti il giovane non poteva coltivare lo spirito con le lettere e con la musica, né le scienze o la filosofia. Di ciò risentì Sparta stessa, che malgrado la sua potenza militare, non poté apportare altro contributo essenziale alla civiltà ellenica. Inoltre Il fatto che il fine dell’educazione non fosse tanto l’uomo ma piuttosto gli interessi dell’oligarchia conservatrice e militare al potere non può che suscitare legittime perplessità. Come dimostra lo storico Tucidide nel celebre Encomio di Pericle, il concetto di educazione riveste nell’Atene classica un significato più ampio rispetto a quello spartano, in quanto concerne la formazione “civile” e integrale, piuttosto che solo quella del “cittadino guerriero”. Questo deriva da una nuova definizione dei valori sociali da parte della civiltà ellenica, che si riscontra a partire dal VI secolo a.C. In essa sono comprese le idee di dovere e lavoro, celebrate dal poeta Esiodo con Le opere e i giorni, alle quali Viene affiancata soprattutto l’importanza del diritto come supremo principio regolatore della pôlis. Diviene così necessario lo sviluppo di una areté civile, per la formazione del cittadino anche in tempo di pace. L’ideale umano dell’Odissea che funge da modello di quello ateniese quindi è ben diverso da quello che si ricava dall’ Illiade poiché si tratta di un poema scritto qualche secolo più tardi, quando le condizioni di vita delle comunità elleniche sono mutate: la guerra non ha più il primato fra le attività umane, ma la vita domestica, l’abilità nel condurre i propri affari, la sagacia, acquistano in importanza.
Odisseo è astuto non tanto a danno del nemico quanto a vantaggio delle proprie nobili imprese; sa parlare con senno e con efficacia, si mostra in possesso di elevati sentimenti. Suo figlio Telemaco sviluppa mente e cuore a contatto con i suoi sapienti maestri e per effetto dei molti viaggi che ne maturano la personalità.
La virtú ateniese, come quella massonica, non è fatta quindi consistere solo nel coraggio, ma soprattutto nella retta coscienza di chi sa armonizzare gli interessi individuali e familiari con quelli della comunità di uomini liberi che si rispettano reciprocamente.
In sintesi una formazione pratica e spirituale insieme quindi, più completa di quella spartana. Il bene della città-stato restava l’ideale supremo, ma la personalità dell’allievo non ne veniva compressa e si mirava a svilupparne le doti particolari. Il regime di Atene è democratico e l’educazione corrisponde a questa prospettiva politica. Pericle afferma, nell’Epitaffio per i caduti della guerra del Peloponneso, che i costumi ateniesi possono servire da modello per tutte le città greche. L’ateniese deve essere forte in guerra ma anche bravo nei traffici; deve saper distinguere il vero dal falso, il bello dal brutto, il giusto dall’ingiusto e deve apportare nelle pubbliche discussioni un contributo di saggezza personale. La virtú ateniese, come quella massonica, non è fatta quindi consistere solo nel coraggio, ma soprattutto nella retta coscienza di chi sa armonizzare gli interessi individuali e familiari con quelli della comunità di uomini liberi che si rispettano reciprocamente. D. B.