L’importanza della lettura
Molte cose si apprendono dai libri, ma l’arte del vivere non è scritta da nessuna parte: dipende dalla nostra educazione e dall’uso che sappiamo fare della ragione.
F. R., L. M. Il Dovere, Lugano
I n tempi come quelli attuali, di grandi trasformazioni economiche, tecnologiche e sociali che presuppongono un elevamento del livello medio di istruzione in tutti i paesi, il libro ha e deve avere un ruolo insostituibile. “Si stampa molto e si legge poco?” La domanda pare legittima, se teniamo conto della flessione avuta anche alle nostre latitudini. Ricercare le cause di questa disaffezione per il libro, per il piacere di leggere, non è certamente facile. La bassa congiuntura, ovviamente, potrebbe aver giocato un certo qual ruolo. Si rileggono libri, rimandando l’acquisto di nuovi titoli a tempi migliori. Oppure: televisione e altri media elettronici sono davvero una concorrenza temibile, tanto temibile da sottrarre al libro i suoi potenziali lettori? Forse si scrive privilegiando un pubblico elitario, di cultura molto elevata, penalizzando indirettamente coloro che nel libro, cercano solo uno svago, possibilmente non troppo impegnativo a livello intellettuale? Permetteteci, prima di inoltrarci su questo tema, di far mente locale ad un articolo apparso recentemente su un quotidiano. In sostanza si documenta con cifre e statistiche – sempre da prendersi con le classiche pinze – quanto è stato investito e prodotto dall’editoria in campo librario nella vicina Penisola. A detta dell’estensore dell’articolo siamo confrontati probabilmente con un’eccedenza di produzione, considerata la miriade di titoli pubblicati, suddivisi in altrettanti argomenti, ma i grafici contenuti nell’articolo danno i lettori in netto calo. Ci sono paesi nei quali si legge e molto: di conseguenza si vende. I saloni dei libri che si svolgono in Europa dovrebbero essere il barometro indicante che il libro è ancora in auge, non oggetto elitario, per studiosi o topi di biblioteca, bensì strumento ottimale di svago, oltre che di sapere. Eppure il leggere sembra lasciare indifferenti moltissime persone. Poco tempo a disposizione, stanchezza, stress, noia, abulia o altri interessi sono i nemici del libro che andrebbe pubblicizzato come si pubblicizzano certi prodotti: “leggi e farai colpo sulla gente” oppure: “l’uomo che legge non deve chiedere mai”. Scherzi a parte: andrebbe rivista la didattica concernente l’arte del leggere e del far leggere. Forse la scuola ha le sue colpe, forse “quei” classici che ancora oggi circolano nelle aule non sono più in sintonia con i nostri tempi. Forse l’uomo non si riconosce nei personaggi o non crede più nelle “favole meravigliose” che il libro sa narrarci. Un disinteresse preoccupante, di cui, forse, editori e distributori sono in parte responsabili.
Paese che vai, lettori che trovi.
Se facciamo nostra la tesi secondo la quale si stampa a dipendenza del livello di sviluppo di un paese, è palese il fatto che la lettura riflette il consumo indotto da tutta una serie di traguardi che la società riesce a conquistare. Scorrendo le “classifiche” pubblicate recentemente, possiamo in effetti rilevare che la Svizzera, ad esempio, si trova in una posizione estremamente avanzata nel consumo di libri pro capite, tenendo evidentemente conto della sua limitatezza geografica. Paesi come gli USA, il Giappone, la Germania, figurano invece ai primi posti dei dieci principali mercati del libro. Quindi possiamo tranquillamente sostenere che l’ editoria gode di buona salute a dipendenza del grado di sviluppo di una determinata società. Insomma, si scrive molto ma si legge poco. Edi conseguenza si vende poco. I titoli che appaiono ogni anno sono innumerevoli: narrativa, saggistica, poesia, un fenomeno che tocca anche il nostro Cantone, confrontato, ai fini della concorrenza, con i giganti dell’editoria italiana. Eppure in Ticino si stampano opere di qualità e di grande pregio.
Leggere: un piacere che inizia con l’inebriante odore che emana l’oggetto- libro.
Il libro, oltre che essere un veicolo del sapere, è anche un oggetto prezioso. Esistono edi- zioni di grandissimo pregio bibliografico. Coloro che possono permetterselo collezionano libri antichi –il mercato in questo ambito è più che florido-`un oggetto prezioso da mettere in bella mostra sugli scaffali delle nostre librerie. Ma il fascino del libro va oltre l’aspetto meramente estetico, poiché ti permette d’immergerti in atmosfere particolari, di vincere lo spazio-tempo, di proiettarti nel passato o nel futuro, di entrare nell’intimità altrui, di vivere le stesse sensazioni dei personaggi di un romanzo. Il libro non ti tradisce mai, è sempre a tua disposizione, a portata di mano. Lo puoi sfogliare e rispogliare a piacimento. Lo puoi annusare e l’odore che emana non ha uguali, ha il potere di stordirti, dandoti le stesse sensazioni che proveresti entrando nel negozio di un panettiere: l’odore del pane appena tolto dal forno.
In un occhiello apparso recentemente su di un quotidiano si poteva leggere la frase seguente: “la pubblicità al libro non tocca i refrattari”. Quindi, nessuna reazione alle sollecitazioni della pubblicità mirata a far leggere, a catturare il potenziale lettore. E il mercato, senza ombra di dubbio, potenzialmente è immenso. Ma popolato da una miriade di persone che alla carta stampata, al libro in particolare, prediligono la televisione o lo sguardo rapidissimo, distratto, ai titoli dei giornali. Forse qualche rotocalco di tipo scandalistico ma nulla più.
A che cosa dobbiamo imputare questa disaffezione per la lettura? Alle nuove tecnologie? Ad Internet? Oppure alle preoccupazioni che di questi tempi sono pane quotidiano?
Aprire la mente per arricchire lo spirito.
Il libro può trasportarci con la mente in mondi meravigliosi, permettendoci di ripercorrere la storia dell’umanità. Comodamente seduti in poltrona possiamo essere partecipi di grandi avventure, rivivere i drammi e le gioie delle grandi dinastie. Nulla è paragonabile al “vettore-libro”: definire la lettura il miglior passatempo in assoluto non è affatto azzardato. L’amore per la lettura va inculcato fin nell’infanzia e coltivato nel tempo. Ginnastica mentale per antonomasia, la lettura apre orizzonti immensi e il potenziale divulgativo è incommensurabile, a patto di non essere pigri -o come già detto- essere totalmente refrattari all’arte del leggere. Leggere per capire!
Lo scaffale del Massone
Noi Massoni siamo chiamati ad approfondire, a penetrare il linguaggio dei simboli, poiché è con il simbolismo che la L:.M:. ci mette a disposizione, che possiamo, dopo essere stati iniziati, scoprire i segreti dell’Arte. I rituali ai quali assistiamo ci danno delle tracce su cui lavorare individualmente, in questo caso la riflessione e l’introspezione sono discipline indispensabili. La bibliografia dedicata ai temi massonici è vastissima; autori classici e moderni ci mettono a disposizione un immenso materiale di studio riguardante la storia della Massoneria, i vari riti periodi difficili che questa meravigliosa Istituzione ha attraversato nel corso dei secoli –non da ultimo le persecuzioni e i relativi “martiri” che per questo ideale hanno dato la vita-. Evidentemente i testi che trattano la tematica massonica non sono di facile fruizione: qualcuno li ha definiti “troppo di parte”, a volte fantasiosi. Ma la sostanza non cambia: il nostro ideale rimane integro, così come la sua essenza. Per capire bisogna frequentare le Logge, obbligo imprescindibile come ci rammenta la Promessa che abbiamo sottoscritto! Ci sono comunque testi che ci permettono di andare alle radici del simbolismo, sia per i massoni sia per coloro che non lo sono ma nutrono un interesse per la L:.M:. All’orizzonte editoriale si profilano autori –alcuni già affermati come la Mainguy, ad esempio, che affrontano l’argomento con un approccio totalmente diverso rispetto ai “classici” che conosciamo: Wirth, Porciatti, Le Forestier, Boucher, Plantagenet, Bastogi ecc. per citarne alcuni. Uno, in particolare, ha dato una svolta alla didattica massonica, con un’opera che andrebbe letta poiché di grande fascino: quella di Christian Jacq affatto apologia e scevra di contenuti leggendari che, a parte la sensazione che suscitano, sarebbero comunque da provare. Permetteteci di affermare che noi massoni non dobbiamo provare niente, ma piuttosto dimostrare coerenza con l’idea e gli insegnamenti ricevuti.
La Massoneria: oggetto di curiosità e di mistero. Ovvero quando la fantasia supera la realtà.
Un Fr:. un giorno ci ha posto questa domanda: “Dan Brown – l’autore del celebre romanzo “Il simbolo perduto”- ha risvegliato l’interesse per la Massoneria? Abbiamo riflettuto un momento prima di rispondere, riandando con la mente alle avventure vissute da Robert Langdom, specialista in simbologia e protagonista del romanzo. Attenendoci sulle generali abbiamo semplicemente risposto che la Massoneria può sì suscitare interesse, che non deve comunque confondersi con morbosa curiosità, che non è sicuramente un valido motivo per aderire alla nostra Istituzione. Sulla L:.M:. s’è scritto di tutto e di più, anche a sproposito oppure fantasticando. La letteratura è vastissima e c’è solo l’imbarazzo della scelta: basti frequentare le librerie per rendersene conto.
Celebri penne massoniche.
Ci sembra doveroso rendere omaggio a alcuni celebri scrittori che hanno abbracciato i nostri identici ideali e che, attraverso le loro opere, hanno esaltato i valori che la Massoneria ci trasmette. Arthur Conan Doyle, che ha dato vita al personaggio di Sherlock Holmes. Rudyard Kipling che ci ha permesso di vivere l’affascinate saga del “Libro della Jungla”. Mark Twain l’autore dei celebri “ Le avventure di Tom Sawyer” e “Hukberry Finn”. Il grande Alessandro Puskin con le sue opere, vere pietre migliari della letteratura russa: “Eugenio Eneghin”, “La figlia del capitano”, “Boris Godunoff”. E che dire di Johann Wolfgang Göthe, Federico Shiller, Oscar Wilde, Carlo Collodi e il suo “Pinocchio”, un gioiello della letteratura per l’infanzia e non solo! Molti hanno letto il “Ben Hur”, romanzo scritto dal Fr:. Lewis Wallace e poi tradotto per lo schermo con l’indimenticabile interpretazione di C.Heston. Fra i grandi autori russi il Fr:. L.Tolstoj: “Anna Karenina”, “Guerra e pace”. E si potrebbe continuare!
Il “male oscuro” del non leggere.
Purtroppo, troppo spesso, l’attenzione che dovremmo dedicare alla lettura è assai carente, fagocitati come siamo dalle scadenze che c’impone il Mondo profano. Ma quella che per molti è considerata una perdita di tempo, è invece un’inesauribile fonte di conoscenza che abbraccia tutti i campi e della quale, ogni giorno, almeno per un’ora, ci dovremmo abbeverare. Bar e discoteche pullulano di giovani in cerca di sensazioni, di “sballo”, e trasgressione che non portano da nessuna parte. Forse l’editoria dovrebbe preoccuparsi dello stato di questa società e dei falsi valori che inculca nelle nuove generazioni. Leggere nel silenzio, isolarsi dal Mondo, andare lontano con la mente, è lo “sballo” più accattivante che possiamo ricercare.
Chi provoca questo “male oscuro” del non leggere? Gli autori, gli editori? Forse troppo elitari nei confronti di quei lettori che non possiedono il background necessario per affrontare un Tanizaki, un Hemingway, un Arpino oppure un Kerouac, che oggi possiamo ormai considerare dei “classici”, tanto è vasto il numero degli scrittori che si affacciano giornalmente sulla scena letteraria. Possiamo concludere questa Tavola dedicata all’importanza della lettura con un dato confortante e rilevato ultimamente nel corso di un simposio tenutosi in occasione del Salone del Libro svoltosi a Torino: i bambini leggono molto e con grande piacere! Ciò ci conforta e conferma la nostra opinione: il libro non sarà mai un passatempo obsoleto!