La chiave di volta della Massoneria
La Fratellanza, assieme alla libertà, all’uguaglianza e alla tolleranza, rappresenta uno dei pilastri della Libera Muratoria. Purtroppo è però anche uno dei principi maggiormente fraintesi. In questa tavola ci proponiamo di restituire al concetto il suo significato massonico più appropriato.
I Liberi Muratori, appena dopo aver varcato per la prima volta la soglia del Tempio, imparano a chiamarsi reciprocamente Fratelli, il che non significa che abbiano compreso il termine nelle sue molteplici accezioni. Nella maggior parte dei casi si pensa che venga usato in senso metaforico. Si ritiene che in fondo non si tratti di nient’altro che di amicizia. Benché sia l’amicizia che la fratellanza offrano alla singola persona la possibilità di oltrepassare i limiti della propria individualità e di aprirsi agli altri, in un rapporto che appare fondamentale per la vita, l’amicizia resta comunque un’idea incommensurabile a quella di fratellanza. I due concetti non si sovrappongono e divergono su alcuni aspetti fondamentali.
L’amicizia è uno dei rapporti più immediati e spontanei di cui si possa fare esperienza nella vita. La Fratellanza, al contrario, è una decisione ponderata, una scelta responsabile che implica precisi doveri. L’amicizia può durare una vita, ma anche essere breve e fugace. La vera Fratellanza è per sempre. Quando il Venerabile accoglie il bussante dicendo: “Sia il benvenuto colui che batte alla porta del nostro Tempio con il cuore disposto alla Fraternità” confida in una sua apertura di spirito, nella sua tolleranza, nella sua benevolenza necessarie all’iniziando per sormontare delle reticenze, delle antipatie ed eventuali conflitti. È importante rendersi conto che il Massone ha un obbligo morale di correre in aiuto ad un altro Fratello, di proteggerlo, di soccorrerlo, di assisterlo in caso di difficoltà e sofferenza. Alla luce di tale spirito si capisce che la Fratellanza è veramente la chiave di volta della Massoneria. Essa è il presupposto senza il quale il nostro Ordine non potrebbe sussistere. Armando Corona, ex Gran Maestro del GOI, prende a prestito una bella immagine dell’autore delle Confessioni per esporre l’idea di Fratellanza massonica. Egli scrive che “Sant’Agostino racconta che i torrenti impetuosi, che si formano a seguito delle piogge torrenziali nordafricane, travolgono i cerbiatti smarriti di fronte a tanta furia. Narra ancora, e con commozione, d’aver osservato che i cervi adulti, a rischio della propria vita, incrociano le proprie corna nodose e ramificate con quelle lisce e lineari dei cerbiatti, per traghettarli e salvarli da sicura morte.” E conclude aggiungendo che in questo racconto vi è l’immagine più reale, più fresca e più poetica della Fratellanza massonica. (Hiram, aprile 1983)
L’estensione del termine
Benché tale immagine poetica sappia senz’altro cogliere l’essenza della Fratellanza massonica, essa tuttavia non esaurisce l’ampio ventaglio di significati – sovente di natura esoterica – ai quali tale concetto, più o meno esplicitamente, rinvia. In effetti esso esprime anche l’universalità e l’unicità della vita, pur nelle sue infinite manifestazioni e quindi la discendenza di tutti gli esseri da una medesima sorgente. La Fratellanza fa riferimento altresì alla volontà di lavorare in armonia per il medesimo scopo: la costruzione del Tempio dell’Umanità al di là delle differenze di razza, cultura, livello sociale, religione…La Fratellanza è dominio della ragione sulle passioni, superamento dell’egoismo e, come specifica efficacemente il Fratello Vincenzo Tartaglia “condanna alla superbia, la quale invece inchioda l’uomo al traballante palo del suo io, nel falso convincimento che questo basti da solo per aprire le porte del cielo e della terra.” La Fratellanza ci ricorda che nonostante le differenze di età siamo tutti coetanei di fronte all’eternità. Essa simboleggia inoltre la giustizia che livella le differenze e ci fa sentire uguali di fronte al mistero infinito della vita e della morte.
La Fratellanza si presenta pure come criterio atto a distinguere il vero dal falso, il reale dall’apparente. Esprime la vittoria dello spirito sulla materia. Riaccende la coscienza dell’uomo acciecato dall’arrivismo, dal mito del denaro. La società dei consumi ha regalato all’uomo numerosi conforts, ma non gli ha saputo dare la felicità. La ricerca del profitto ad ogni costo ha generato una crisi di valori che rischiano di essere smarriti in un inaridimento complessivo della vita umana. Gli affetti, l’amicizia, la solidarietà vengono spesso vanificati dal prevalere dell’homo oeconomicus, dominato unicamente dalla preoccupazione del guadagno immediato. Il benessere materiale viene però pagato a carissimo prezzo dalla società in termini di aumentata conflittualità sociale e di criminalità sempre più dilagante, e, dall’individuo, in termini di sofferenza psicologica a causa delle frustrazioni, inevitabili quando la vita si riduce ad una continua e dura competizione.
Se in loggia o nella vita profana non ci comportiamo da Fratelli è perché la pietra è ancora troppo grezza nella nostra anima.
Da un’impostazione di vita orientata sulla categoria dell’avere, non può che svilupparsi un’aggressività che porta a volere sempre di più, ad impegnarsi in un agonismo sociale che è fonte di conflittualità. La Fratellanza si rivela quindi anche una indispensabile sentinella che ci rende attenti al malessere del benessere, all’ingordigia insaziabile che non colma il vuoto interiore. Ci fa capire che se in loggia o nella vita profana non ci comportiamo da Fratelli è perché la pietra è ancora troppo grezza nella nostra anima, ci divide, ci oppone gli uni agli altri come concorrenti e nemici. La Fratellanza si presenta quindi in ultima analisi come un baluardo contro l’ignoranza umana, figlia della materialità, che erige illusorie barriere e differenze, tra creature accomunate da una analoga natura e destino. D.B.