Il valore dell’Essere Umano
Fermate il mondo, voglio scendere! Vogliamo rallentare l’esasperata attività umana che ci scippa una vita di qualità, ci priva del tempo da dedicare alla conoscenza di sé, alla consapevolezza di ciò che accade intorno a noi e della possibilità di gestire la propria esistenza per consolidare l’armonia della mente e dello spirito. Un grido d’allarme scuote il mondo.
L. B. – Il Dovere, di Lugano (Revista massonica svizzera marzo 2009)
Èl’invocazione dei nuovi utopisti. In America li chiamano i Simplis, quelli che fuggono in massa dallo stress metropolitano, che rinunciano all’auto, agli abiti firmati, ma non all’Internet. Stanchi di correre contro il tempo, cercano concretamente un modo di vivere lontano dai modelli di vita odierna per semplificare l’esistenza. Inseguono l’ultimo mito: l’Utopia, tanto desiderata da pensatori del Cinque-Seicento: nel 1516, Tommaso Moro con l’Isola immaginaria; nel 1602, Tommaso Campanella con la Città del Sole; nel 1624, l’inglese Francesco Bacone con la New Atlantis e prima del 1655, con Cyrano de Bergerac che decolla da una terra ormai troppo conosciuta per attingere agli imperi del Sole e della Luna. Nel XXI secolo vinceranno coloro che adotteranno un sistema di vita più vicino alle scansioni della natura o chi, in ogni caso, farà propria la filosofia de «La Lentezza» di Milan Kundera, dove si vuole favorire un senso nuovo del vivere l’esistenza per riscoprire il piacere dell’amicizia, lento, e l’antico sapore dell’ozio romano.
L’Essere Umano al centro di tutto
Occorre ripartire da zero, ponendo al centro della società l’Uomo invece delle tecnologie e del profitto. Lo avevano già, come dicevamo poc’anzi, auspicato gli Utopisti del 500-600, seguiti dagli Illuministi del Settecento. Per vivere adeguatamente in questo XXI secolo ci si chiede di compiere un salto mortale per rituffarci nell’epoca felice dell’Umanesimo. Che cos’è l’Umanesimo? Legittima domanda. Se ci riferiamo al pensiero moderno bisogna risalire a Ludwig Feuerbach, antiteologico e antispeculativo. Anche Marx fece uso delle teorie del filosofo tedesco nei «Manoscritti economici-filosofici» del 1844, citandolo per contrapporre il comunismo al capitalismo. Al di là di questi riferimenti, le enciclopedie definiscono l’Umanesimo come un grande movimento culturale dei secoli XV e XVI, di cui si considera precursore Petrarca. Fu inoltre caratterizzato da un intenso fiorire degli studi sulle lingue e letterature classiche, considerati come strumento di formazione culturale e di elaborazione spirituale e chiamati perciò, secondo un’espressione ciceroniana, Studia humanitatis. Non si tratta evidentemente di un fenomeno squisitamente europeo. Esso si era manifestato, con atteggiamenti e comportamenti rivolti alla vita, anche nelle civiltà orientali. Se però ci si riferisce all’Europa, gli umanisti avevano dato vita ad un’operazione di vasta e innovatrice portata: avevano conferito ai classici antichi un’autorità e un respiro che dall’Italia, segnatamente da Firenze, aveva pervaso l’Europa civile. Nato nella prima metà del XV secolo (Poggio, Salutati, Niccolini, Coluccio, Bracciolini, in seguito, Leonardo, Bruni, Pico della Mirandola e altri ancora), l’Umanesimo aveva avuto dopo il 1453, con la caduta di Costantinopoli e l’esodo delle intelligenze in Occidente, l’essenziale apporto della tradizione greca, per poi estendersi in Francia (Estienne, Amyot) e negli Stati dell’Europa centrale (Erasmo da Rotterdam, Reuchlin).
Verso l’Umanesimo moderno
Lo spirito dell’Umanesimo si suddivide in tre importanti filoni:
- La filosofia e la retorica
- La rinascita del Platonismo
- La diffusione dell’Umanesimo
Dagli antichi gli umanisti avevano derivato l’autorevole progetto di «Un’umanità rinnovata da una cultura che la inducesse al rifiuto del Medioevo (era da cancellare), per una vita operosa tra uomini che ambivano alla civitas, alla città». In sostanza un Uomo conciliato con Dio e con la natura, immesso in una società produttiva e proiettata in tutte le direzioni del sapere per rendere la vita più degna di essere vissuta. L’Uomo, il cittadino, cresce con l’orgoglio della scienza, dell’arte, della filosofia e della letteratura, orgoglio e capacità che esploderanno, nella loro concreta realtà, nel Rinascimento. Importanti e significativi sono gli apporti della Fratellanza massonica, non solo a partire dal XVIII secolo, dato che da sempre la Massoneria ha posto al centro degli interessi culturali ed esoterici l’Uomo. La libertà, la tolleranza, la fratellanza, hanno infatti acquistato la loro valenza massonica in quanto prerogativa dell’Essere uma – no. L’auspicato ritor no ad un Umanesimo moder no o a qual siasi altro movimento umanistico non tocca l’opera esoterica ed iniziatica della Fratellanza Universale: l’opera massonica è ancorata su principi morali, etici, e ad una realtà tradizionale ed iniziatica che affonda le proprie radici nell’essenza stessa della cultura umanistica.
Que savons-nous du rite des Anciens devoirs?
Ce petit livre présente une étude sur le rite dit des Anciens devoirs, demeuré en vigueur jusqu’aux abord de 1729. Il analyse en particulier le type de spiritualité qui le caractérisait et ses données fondamentales parvenus à notre connaissance grâce à de précieux documents. «Ce rite, nous dit l’auteur, est aujourd’hui connu par un peu plus d’une centaine de textes dénommés Old charges («Anciens devoirs») et dont la rédaction s’étale sur une période allant grossièrement de 1390 aux années qui suivirent la compilation des Anciens devoirs par James Anderson sous la forme des Constitutions de 1723». Il est donc question, dans ces pages, de donner un éclairage significatif sur l’origine de ce rite, c’est-à-dire sur ce qui a présidé à sa naissance, son contenu religieux et philosophique, de même que de fournir un aperçu documenté de sa riche carrière séculaire jusqu’au premier tiers du 18e siècle environ. L’auteur a dans ce but mené son enquête personnelle, en s’appuyant toutefois sur un choix d’écrits allant de la fin du 19e s à nos jours, et citant de nombreuses sources ayant trait aux débuts de la francmaçonnerie en Europe. Tout commence avec le fameux Regius de 1390, avec sa connotation platonicienne.
Nous en comprendrons mieux la portée par les explications fournies sur ce texte fondateur. Au nombre des autres manuscrits anciens illustrant le propos figurent le Cooke (1410-1425), le Wood (1610), le Lechemere (seconde moitié du XVIIe s). Nous suivons ainsi l’évolution des premières communautés de bâtisseurs qui «ne recevaient en son sein que des apprentis.Cette réception se faisait au cours d’un rite : le rite des Anciens devoirs au cours duquel on lisait au récipiendaire un livre consignant l’histoire légendaire du métier, un éloge des sept arts libéraux, et les diverses règles morales à respecter dans le métier et dans sa vie de citoyen». Nul doute que cet ouvrage apprendra à son lecteur bien des choses sur nos coutumes d’antan.