Il valore dell’esperienza massonica: riflessioni libere, pensieri sparsi…
Le poche righe che seguono sono idealmente caratterizzate da una povertà d’animo che è figlia del desiderio di non voler salire su alcuna cattedra con la pretesa di insegnare qualcosa a qualcuno.
G. C. – Loggia Il Dovere, Lugano
Origine e natura delle mie riflessioni
Esse sono il frutto di una riflessione interiore e personale e pertanto rispecchiano una visione che – pur operata alla luce degli principi della Fratellanza – risulta necessariamente soggettiva. Ciò non significa che alcuni potranno trovarsi sulla stessa linea di pensiero, a partire dalla convinzione che nel quadro sociale con il quale siamo confrontati attualmente, il recupero del significato dell’esperienza massonica appare quasi un’esigenza. Credo che il poter riandare alle nostre radici e al senso ideale, possa evitarci il rischio di apatie e indurci a meglio comprendere la “nostra storia” per la quale, almeno nei momenti di crisi, sentiamo una certa nostalgia. Una riflessione in questo senso, può aiutarci notevolmente a ricercare il nucleo essenziale del ‘sentire’ massonico come qualcosa di valido oggi: attuale!. Fare ciò porta alla consapevolezza che una tale ricerca può pervenire alle radici ultime della nostra avventura umana facendoci rivivere l’importanza storico-antropologica di antiche istanze esperienziali, che oggi sembrano essere tenute sotto controllo o sembrano venire rimosse e soffocate in nome di una ragione tanto autosufficiente quanto sterile. Sulla scia di un recupero inteso come una vera riscoperta di tutte le dimensioni antropologico-filosofiche, che specialmente una certa cultura del XIX secolo ha volutamente trascurate, ignorate o combattute, appare che inconscio, immagini, simboli, miti – ai quali noi ci ispiriamo – non sono residui ingombranti, ma vanno considerati modelli di cultura, scale di valori, esperienze di vita vissuta alle quali deve essere riservata la giusta considerazione. Si tratta di un atteggiamento che necessita un forte radicamento ai valori nei quali ci riconosciamo e che regolarmente ribadiamo, soprattutto in contesti rituali. Un radicamento che sia guida alle nostre esperienze che, seppur diversificate, sono mirate all’esaltazione dei valori dell’uomo e della sua progressiva spiritualità. La ‘disciplina’ massonica insegna costantemente quanto sia utile (se non necessario) spogliarsi di ogni pregiudizio e guardare all’umanità – al cui miglioramento vogliamo contribuire – senza condizionamenti e con animo ben disposto. Antropologicamente l’esperienza massonica ci offre costantemente l’opportunità di cogliere l’esigenza di riscoprire il senso della nostra eredità spirituale passata, ci offre la consapevolezza di quanto abbiamo bisogno– per poter lavorare la pietra idealmente sempre presente in ogni situazione della nostra quotidianità – di trovare il metodo per operare una catarsi della coscienza che si fatica a trovare. L’esperienza massonica, il cammino entro cui la collochiamo, in un certo senso ci fa sentire l’esigenza di sondare una dimensione precedente la nostra esperienza al mondo, là dove si nasconde ancora la memoria di un segreto che forse non riusciremo mai a rivelare.
Colmare un debito verso il nostro passato
Mi rendo conto in prima persona di come il cogliere tutto questo non sia per nulla facile e come ciò comporti un lavoro interiore, ma mi sono convinto del fatto che aprirsi a questa opportunità (o almeno tentare di farlo) possa colmare, per così dire, un debito importante verso il nostro passato e costituisca la premessa per un nuovo approccio al lavoro a favore dell’umanità.
Credo che questo sia uno degli aspetti più fondanti dell’esperienza massonica e nel contempo sia uno dei più difficili da attuare proprio perché chiede, forse più di altri, una messa in gioco di forze e sensibilità strettamente personali, proprie. Il discorso può certamente portare lontano data la sua ampiezza ben comprensibile da questi accenni. Nell’ampiezza, desidero evidenziare e condividere uno dei momenti che più mi coinvolgono, ovvero l’opportunità che l’esperienza massonica, attraverso i suoi diversi passaggi è in grado di offrire: quella del discernimento. Al lettore chiedo di comprendere bene: ciascuno di noi è uomo maturato attraverso le esperienze che l’esistenza umana gli ha messo di fronte. Ciononostante l’esperienza massonica offre gli strumenti per guardare agli ‘altri’ e al mondo in generale con uno sguardo nuovo, diverso…
L’opportunità del discernimento
Il discorso sull’arte del discernere e in particolare sui criteri e sulle regole per un retto discernimento si colloca in un terreno minato, perché c’è confusione circa lo stesso termine “discernimento”: oggi si usa molto, ma probabilmente anche se ne abusa; sembra essere una parola di moda. Personalmente ritengo che l’esperienza massonica vada ben più in là dell’offrire un qualcosa che aiuti nella ricerca e che consenta di operare in ogni circostanza concreta quello che conviene fare.
Lo ‘stile’ massonico va oltre all’identificare il discernimento con una semplice e pura analisi sociologica o psicologica della realtà, oppure, con una semplice formazione o governo della coscienza morale, capace di distinguere chiaramente il bene dal male. L’esperienza massonica chiama in qualche modo anche a discernimento spirituale. Paradossalmente l’aspetto meno tangibile della problematica – quello spirituale – è segnale inequivocabile di quanto la Fratellanza sia calata nella realtà e capace di cogliere le esigenze della storia concreta, che richiamano e fondano l’urgenza del discernimento spirituale soprattutto nei momenti di trapasso culturale, quale quello del mondo d’oggi. Va da sé che, affrontando questo discorso, non ci si deve lasciare irretire da confusioni dottrinali a noi esterne nelle quali ha facile gioco la battuta a effetto, lo slogan teologico di moda. La via del discernimento spirituale alla luce della ‘filosofia’ massonica presuppone il trovarsi all’interno del generale piano del Grande Architetto dell’Universo e, quindi, la conoscenza di esso attraverso gli insegnamenti che le Logge sono capaci di mettere in atto. Il che dimostra che il discernimento spirituale è sempre qualcosa di concreto e di esistenziale a cui contribuiscono i segni esterni (segni comuni) che ciascun massone conosce, insieme a segni interiori (quindi personali) quali: emozioni, pensieri e affetti. Questi segni – sia quelli comuni sia quelli personali – sono come voci, come parole espresse in un linguaggio particolare di cui solo la crescita operata all’interno dell’esperienza massonica consente la comprensione, l’interpretazione e la conseguente messa in atto.
Gli spazi messi a nostra disposizione sono limitati e penso sia necessario interrogarci brevemente sulle tappe che scandiscono l’itinerario. Quali tappe deve percorrere chi è chiamato a discernere nel suo cammino verso la decisione che concretizzerà la sua risposta nel concreto della propria vita? L’esperienza massonica mi pare di poter dire che ci offre l’opportunità di descriverle attraverso tre verbi che, a loro volta, raggruppano varie operazioni da parte del fratello in un processo globale di discernimento: ascoltare, valutare, scegliere. A essi corrispondono tre fondamentali facoltà dell’uomo: memoria, intelletto e volontà.
L’esperienza massonica è una guida che, a differenza di altre guide che si propongono all’Uomo, non propugna certezze di successo ma offre l’innegabile ricchezza dell’esperienza. E in questo è inevitabile correre col pensiero ai Maestri d’Opera medievali il cui compito fu quello di trasmettere la Tradizione. E lo fecero con straordinaria generosità, trasmettendo con tutte le loro forze spirituali ed umane l’essenza dell’iniziazione che avevano vissuto. Un’essenza che ancora oggi, come allora, rimane il fondamento per il passo più importante per un massone, di fronte al quale la vita nel mondo profano come quella all’interno della Fratellanza lo pone costantemente: quello della scelta che chiama ad un gesto di decisione, di volontà.
È questa precisamente la tappa finale di tutto il processo di discernimento, è il momento nel quale l’esperienza di una vita massonica viene interiorizzata dal singolo fratello e fatta propria, senza edulcorarla o impoverirla, ed è il momento della libertà dell’uomo, che sceglie quello che ritiene più opportuno, là dove ‘opportuno’ è da intendersi come la scelta migliore e buona e coerente con i principi a cui la promessa massonica costantemente ci richiama.
Ma l’esperienza massonica è naturalmente molto, molto di più…