Il triangolo e la monade
In Massoneria si usano i tre punti quale sintesi del Delta
M. M. (Revista massonica svizzera agosto/settembre 2003)
Nei libri di geometria si legge che il punto è un ente geometrico che non ha dimensioni. Quindi il punto è una mera congettura, una convenzione. É da chiedersi: il punto è una ipotesi progettuale o è una monade? É forse un ente allo stadio utopico? Su questo si scontrano religioni e filosofie di tutti i tempi; vedasi l’Uno di Pitagora, di Platone e dei neo platonici.
É interessante quanto scrisse nel 1684, nelle sue «meditazioni», il filosofo tedesco Gottfried Wilhell Leibniz: «Monade significa una sostanza individuale e spirituale che ripro duce in sé stessa la struttura di tutta la realtà.» È evidente che questo termine è assunto in senso metafisico, sospeso tra l’essere e il non essere, già connotato di individualità.
Il punto come unità
Tentiamo di determinare una consequenzialità dalle congetture e dai fenomeni. Se si uniscono tre punti nello spazio si ha la prima figura piana, la prima elementare manifestazione razionale, si ha il primo stadio della realizzazione di qualsiasi progetto. Lo sanno bene i matematici e gli ingegneri che il sistema della triangolazione è alla base di tutti i problemi di calcolo e di misurazioni perfino in astrofisica e geodesia.
Quindi, mentre il punto è la verità in senso assoluto, la prima figura piana, il triangolo diviene lo strumento di mediazione tra l’astrazione e la realtà. Si palesa così in modo inequivocabile la prima testimonianza del pensiero razionale; si manifesta la ratio, la quale media la verità e la realtà. Sui banchi di scuola ed oggi sull’impalcatura, mentre affresco questo simbolo, subisco il fascino del suo mistero. Quest’immagine elementare diviene forma, diventa realtà fisica se alla bidimensionalità aggiungo la terza dimensione, quella spaziale, lo spessore. La quarta dimensione, quella temporale, è da prendere in esame successivamente. Ebbene, questo è il momento magico della creazione. Questo è il motivo per cui Leonardo da Vinci dispose la sua Mona-Lisa leggermente obliqua. Cito Leonardo, ma potrei citarne altri come Donatello, Scopas ecc. Ne consegue che il parto creativo è struttura, è forma reale anche nella luce, nel pensiero, nella musica; è il momento in cui si manifesta la realtà. Hegel dice: «É reale ciò che è razionale.» Noi usiamo dire che la verità è in mens Dei, tant’è vero che il pensiero, quale ente astratto, è stato rappresentato sempre da un occhio: immagine più comprensibile di un punto, e per la sua dimensione umana in cui l’uomo ha bisogno di identificarsi e per la sensazione di presenza vigile dell’Ente Supremo. Non c’è dubbio però che quell’occhio è il punto, il sole, la monade di Pitagora; è l’ente geometrico che non ha dimensioni, è il pensiero, la verità, la vita.
Verità, realtà, vita
La realtà, fase che succede alla verità, è quella che ci coinvolge nella totalità esistenziale, nella totalità del pensiero e dei sensi: è la stessa filosofia dell’esistenzialismo. Ne consegue che la struttura, nel momento in cui determina una forma, cioè nel momento stesso che subentra il meccanismo strutturante, origina la materia. La struttura è il processo creativo, logico, dell’intelligenza attiva. Per converso, la materia stessa, nel suo ridursi ad ente infinitamente piccolo diceva Einstein, diviene energia. Ora,…che il passaggio dal pensiero alla forma…, dall’energia alla materia e viceversa, venga prodotto dalla quarta dimensione, la velocità (massa per velocità della luce al quadrato), questo poco importa ai fini di questa disamina; anche se ritengo utile ricordare che l’Osservatore Romano alla morte di Einstein asserì che questi si era convertito. Ciò per il fatto stesso che la scoperta dell’energia, nell’infinitamente piccolo, equivarrebbe alla scoperta scientifica dell’anima. Non sfuggirà quanto suddetto del passaggio pensiero-forma. É un argomento questo di ben più vaste proporzioni filosofiche perché implica l’accettazione della preesistenza del pensiero, la progettazione dell’universo. Sant’Agostino, quando parla della Trinità, riduce ad unità materia e spirito da cui scaturisce per sinergismo – non certo in ordine di tempo la vita. Unità questa che sussiste nella stessa logica del creato. Detto pensiero è stato molto deviante per cui diviene dogma (mysterium fidei). Gli stessi dotti della chiesa cattolica, nella ricerca della verità subirono e subiscono disorientamenti. Si pensi alle incomprensioni patite da S. Francesco ed i suoi fraticelli per quella filosofia solo apparentemente prosaicamente panteista alla quale il Papa attuale s’informa. Mi preme ora far notare che l’uomo primitivo quando prendeva coscienza di sé, manifestava la propria presenza con il ricorso alla geometria. Esaltato dalla scoperta di una forma pur minimale, come questo triangolo che ora vado dipingendo, su di essa e con essa organizzava l’evoluzione del pensiero e, quindi, della propria civiltà. Come del resto si entusiasmano i bambini quando dalle espressioni grafiche occasionali, dalla propria gestaltica passano alle prime forme organizzate razionalmente.
Tornare all’infantile
Nel passato si è avuta la civiltà del triangolo. Dagli studi fatti ricordiamo il tesoro d’Atreo, le mura di Tirinto, le strutture Lidiache, la porta dei leoni di Micene. Senza andare tanto lontano un esempio interessante si ha qui vicino a noi, ad Alatri. Certamente dal XVI-XV sec. a. C. in poi il triangolo non veniva limitato alle strutture architettoniche, ma anche a quelle del pensiero: «il passato, il presente, l’avvenire», «la saggezza, la forza, la bellezza», «la nascita, la vita, la morte», «la luce, le tenebre, il tempo». La Pietra filosofale, con i suoi tre principi, «il sale, lo zolfo, il mercurio», fece parte di una cultura pre-umanistica nel medioevo. La chiave di volta del Cristianesimo non è forse l’assunto della trilogia antropomorfa della Trinità? Ed ancora: Brahama, Siva, Visnù in India, come, del resto, la simbologia pagana antica e non. Le fasi primitive delle varie civiltà sono sempre state geometriche. È questa tesi che ci conferma se un popolo ha origini autoctone o è di derivazione: vedi la civiltà romana, la quale nascendo dalla fusione di quella greca e quella etrusca, non ha attraversato la fase geometrica. Il triangolo lo vediamo, tra l’altro, nell’incedere della nuova logica che la cultura europea veniva sostituendo a quella vecchia nei primi anni di questo secolo. Gli artisti vollero ribellarsi in forma spettacolare a quella che definivano la logica bellica dei guerrafondai, la logica antiumanista della ferrea legge della civiltà industriale. Nacque il «dadaismo» quale denunzia. La Terra, come la mater-matuta nelle antiche civiltà era considerata sempre feconda e sempre vergine. Questa sinusoide per i dadaisti era irrazionale tanto che, per diffondere il messaggio Dada un certo Hugnet, a Parigi, distribuì dei volantini nei quali affermava che anche la Madonna fu dadaista per aver sovvertito la logica del reale. A questo periodo di rottura seguì quello affannoso di una risalita verso la logica. Quindi i futuristi ed i cubisti, gli artisti della Bauhaus dei Weimer e di Dessau ricominciarono a ristrutturare in modo infantile una geometria elementare con il punto, la linea, il triangolo. Nella purezza dell’infantilismo erano ricercati nuovi equilibri nelle forze contenute nel triangolo. In Massoneria si usano i tre punti quale sintesi del Delta, del Triangolo divino. Il pittore Attanasio Soldati agli inizi del ‘900, insieme a Mario Radice ed altri, disse: «Dimostreremo il lirismo della geometria.»
Triangolo equilatero e verità
È d’uso corrente un testo di psicologia nel quale, con una certa grafia triangolare, si tende a dimostrare l’intelligenza riflessiva di speculazione intellettuale, filosofica e spirituale. Per far capire ai miei allievi il potere di persuasione occulta del triangolo, affidavo ad essi uno isoscele a sviluppo verticale, uno a sviluppo orizzontale egualmente isoscele ed uno equilatero. Ebbene, nel momento di inserire degli elementi grafico-decorativi era inevitabile che accadesse un fatto interessante. In quello verticale il senso di leggerezza era l’aspirazione costante delle fragili linee ivi inserite, come nell’architettura gotica. Nel triangolo a sviluppo orizzontale – come nei frontoni dei templi pagani si rilevavano elementi ritornanti fortemente al suolo con curve energiche e ribassate. Nel triangolo intermedio, invece, quello equilatero, si evidenziava il dramma della ricerca, si scatenava il dualismo tra realtà ed astrazione; in questa fluttuante instabilità gli artisti hanno ravvisato le linee di tensione emotiva dei grandi temi della vita, la tensione egualitaria delle verità fondamentali come nella simbologia acquisita. Non a caso quella «G» che si trova nel «Delta» o nella «Stella fiammeggiante» significa la struttura di tutte le realtà: Gravitazione, Geometria, Generazione, Genio, Gnosi. Oppure semplicemente God; Grande Architetto.
Dante Alighieri edificò il poema della Divina Commedia in struttura triangolare. Sulla base fortemente ancorata, quella dell’ «Inferno» passionale e magmatica, egli volse la sua opera verso l’astrazione, la transumanazione (termine che egli stesso usa). Si volge verso l’incorporeità, verso la Luce come nel pensiero degli egizi (si veda in particolare la piramide di Chèope). Ciò dimostra ulteriormente che nella struttura del triangolo equilatero ci si dibatte alla ricerca della Verità, come del resto avviene nella metafisica del quotidiano degli artisti.
Il triangolo nell’arte
Nel triangolo della Pietà michelangiolesca, quella del Vaticano, l’artista congela le contraddizioni etiche sia nella composizione che nei ritmi plastici. L’arco del Cristo, in quel triangolo, aderisce al dramma della vita e la luce ne plasticizza la forma, mentre il panneggio retrostante è vibrato dal contrapposto. Intanto la giovane madre diciotto-ventenne, ed il maturo figlio trentatreenne sembrano sfuggire alla realtà, mentre aderiscono ad una logica solo apparentemente irrazionale. Anche Bramante ed il Palladio, nelle composizioni dalle strutture organiche triangolari, tendevano alla ricerca di quegli equilibri. A questo proposito mi piace ricordare che Michelangelo scrisse all’Ammannati che il progetto nucleiforme di S. Pietro, fatto dal Bramante, era più vicino alla VERITÀ di quello del Sangallo. Anzi quest’ultimo si era discostato dalla verità. Tra il Bramante ed il Palladio esistono delle differenze che non sto qui ad evidenziare, ma entrambi partivano da una progettazione frontale triangolare. Leonardo da Vinci tenta di chiudere in strutture triangolari alcune sue composizioni. I suoi triangoli erano immersi in paesaggi, ma conclusi nel loro sfumato plastico. Egli, Leonardo, è stato un seguace della filosofia metafisica della matematica di Pitagora, Cusano ed altri. Egli realizza un’opera dalla coerenza stilistica ai limiti dell’umano: la Gioconda. Mona-Lisa, col suo sorriso e con le sue alterazioni biomorfologiche, evidenti nelle tumefazioni temporali e delle mani, è compiaciuta di essere depositaria del mistero della trasmissione della vita. Dal freddo surrealismo dell’ambiente retrostante, nel triangolo in cui si raccoglie e si solidifica l’immagine, è presente la vita.
Simbolismo geometrico
Ad ulteriore sostegno di tutto ciò che ho detto citerò quanto ha scritto Nikolaus Chrypffs, il cardinale vissuto nella prima metà del 1400, appunto il Cusano al quale ho fatto riferimento prima: «La prima divinità può essere attinta solo attraverso immagini simboliche geometriche. » Pitagora, Cusano e Giordano Bruno sono vicini a detta logica con la loro matematica magico-simbolica.
Pur nel timore di non essere stato abbastanza rigoroso nella logica di quanto detto, non posso che concludere affermando che il Punto, la Monade delle monadi, il Sole, l’Occhio, non poteva che essere inserito in un triangolo equilatero, una struttura geometrica elementare le cui forze, quelle antitetiche dell’universo, vanno alla costante ricerca della perfezione nell’equilibrio: il progetto del GADU.