Ermete Trismegisto e la diffusione dell’ermetismo
Potrebbe sembrare plausibile pensare che il secolo dell’ermetismo, dell’alchimia, della magia sia il Medioevo. In realtà, come hanno ormai dimostrato storici delle idee come Eugenio Garin, Walter Pagel, Paolo Rossi, Frances Yates, Charles Webster e Paola Zambelli i secoli d’oro del pensiero occulto sono il XV ed il XVI secolo. In questa Tavola cercheremo di spiegare le ragioni della diffusione in epoca rinascimentale di testi ermetici come il Corpus Hermeticum, gli Oracoli Caldaici e gli Inni Orfici.
L’ermetismo come ritorno dell’irrazionalismo
Secondo uno dei più autorevoli studiosi del pensiero ermetico, André Festugière, lo strano fenomeno della diffusione dell’ermetismo in un periodo nel quale si sta innestando la Rivoluzione scientifica, sarebbe dovuto ad un ritorno patologico dell’irrazionalismo. Per Festugière l’ermetismo rappresenta decisamente un passo indietro rispetto alle conquiste della Grecia classica. Esso non comunica i suoi messaggi mediante dimostrazioni razionali e inferenze logiche, bensì attraverso una sorta di «iniziazione» misterica. Con il diffondersi del pensiero ermetico per comprendere e spiegare i fenomeni è necessario far ricorso a oracoli, a rivelazioni e non più solo a procedimenti di ordine razionale per cui l’impostazione fondamentale dell’ermetismo rappresenta una vera e propria negazione dello spirito che aveva caratterizzato il sapere ellenico. Tale affermazione può essere comprovata a differenti livelli: in primo luogo a livello di intenzionalità dal momento che la scienza greca era fondamentalmente teoretica e contemplativa mentre con le discipline esoteriche si mira più che altro a risultati utili e concreti come prevedere il futuro con l’astrologia, ricavare guadagni con la trasmutazione dei metalli grazie all’alchimia, dominare le forze della natura con la magia. Tali obiettivi e metodi sono spesso in antitesi all’aspetto speculativo- razionale della scienza greca che mirava alla conoscenza delle cause, del perché e cioè alla conoscenza dell’universale. Al contrario le discipline esoteriche sono interessate soprattutto al particolare, al singolare e al meraviglioso. In ultima analisi gli scritti ermetici rappresentano la subordinazione della fiducia che i greci avevano nutrito circa la capacità della ragione umana di cogliere autonomamente la verità. I «segreti della natura» risultano irraggiungibili alla pura ragione umana e necessitano quindi del concorso della divinità. Le conseguenze di questa involuzione sono evidenti. Il mezzo per ottenere la scienza non è più la ricerca, l’esercizio della ragione, ma l’atto di culto, la pratica magica. Si passa quindi dal piano della ragione a quello della religione e della magia.
Le ragioni del successo dell’ermetismo nel Rinascimento
A nostro parere due fattori in particolare sono in grado di spiegare la fortuna dell’ermetismo a cavallo tra Umanesimo e Rinascimento: in primo luogo i clamorosi errori filologici che hanno portato a considerare autentici il Corpus Hermeticum, gli Oracoli caldaici e gli Inni Orfici. In secondo luogo, la presa di coscienza che la Rivoluzione scientifica è un processo complesso nel quale gli elementi per noi oggi irrazionali hanno giocato un ruolo tutt’altro che marginale nell’emergenza della scienza moderna. Concentriamoci dapprima sul primo elemento. Nel XV secolo erano stati tradotti numerosi testi greci che erano stati ritenuti più antichi di quanto non fossero: gli Inni Orfici (probabilmente scritti tra II e III secolo d.C. ma attribuiti ad Orfeo); gli Oracoli caldaici (dello stesso periodo ma attribuiti a Zoroastro) e il Corpus Hermeticum, pervenuto nel 1460 a Firenze, attribuito al mitico Mercurio o Ermete Trismegisto, e subito affidato da Cosimo de’Medici a Marsilio Ficino affinché lo traducesse. Solo più tardi Isaac Casaubon nel 1614 dimostrerà che si tratta di una raccolta di scritti tardo ellenistici nutriti di spiritualità egizia, ma ormai si era radicata la persuasione della loro autenticità. Ai padri della Chiesa, a cominciare da Tertulliano e da Lattanzio, a motivo dell’elevatezza delle concezioni teologiche e morali che si riscontrano in alcuni scritti ermetici, Ermete Trismegisto parve essere una sorta di «pagano profeta di Cristo», vissuto all’epoca di Mosè. E appunto come tale fu considerato durante il Medioevo e durante l’età dell’Umanesimo e del Rinascimento. Gli uomini del Rinascimento non potevano restare indifferenti agli accenni al «figlio di Dio», al «logos divino». Il XIII trattato del Corpus hermeticum contiene addirittura una specie di «Discorso della montagna» e afferma che l’opera di rigenerazione e di salvezza dell’uomo è dovuta al «figlio di Dio», definito un uomo «per volere di Dio». Tali similitudini dottrinali permisero di accettare, almeno in parte, l’impianto astrologico e gnostico della dottrina. Non solo, ma siccome nell’Asclepio si parla espressamente anche di pratiche di magia, Ficino e altri trovarono in Ermete Trismegisto una sorta di giustificazione della magia stessa. Questa potrebbe essere una delle cause della stupefacente diffusione dell’ermetismo in epoca rinascimentale.
Per quanto riguarda il secondo fattore che può spiegare la diffusione dell’ermetismo nel XV e XVI secolo segnalerei che l’immagine più recente e documentata della Rivoluzione scientifica ha smentito la ricostruzione positivista che la considerava come una marcia trionfale del puro intelletto verso la verità. In realtà un risultato ormai incontrovertibile della storia della scienza ha evidenziato in maniera inoppugnabile che l’opera di scienziati di prim’ordine come Copernico, Keplero, Harwey e Newton è impregnata di ermetismo e come diversi maghi come Fracastoro, Cardano, Paracelso, Della Porta e Bruno abbiano fornito importanti contributi alla scienza. Fracastoro fondando l’epidemiologia moderna, Cardano esponendo il metodo risolutivo per le equazioni di terzo grado, Paracelso per l’invenzione della iatrochimica, Dalla Porta per la scoperta di leggi nel campo dell’ottica e Bruno in quello dell’astronomia.
Non bisogna inoltre dimenticare che ci furono anche filosofi che subirono un’influenza della magia. Il caso più emblematico è quello di Francesco Bacone. In ultima analisi si possono anche citare maghi come Cornelio Agrippa che insistendo sull’importanza dei numeri e della matematica per la comprensione della natura hanno apportato un contributo rilevante al progresso metodologico. Nella sua opera De Occulta philosophia le scienze matematiche sono indispensabili al mago poiché le virtù naturali sono governate dai numeri. In sintesi in almeno quattro settori possiamo localizzare l’influsso dell’ermetismo: il rifiuto della cosmologia aristotelica, l’eliocentrismo, il ruolo della matematica nel processo scientifico e il ruolo dell’esperienza e degli strumenti scientifici. Come si vede il pensiero massonico, che ha sempre fatto coesistere armoniosamente razione illuminista ed esoterismo, si trova in perfetta sintonia con le più autorevoli e recenti indagini storiografiche. DB