Come improntiamo la nostra vita?
Carissimi Fratelli mi è stato richiesto di fare una riflessione sulla vita, o meglio come è possibile in un mondo caotico come l’attuale trovare la retta via. Molte sono le possibilità di trattare un argomento di simile portata, in tutto lo scibile umano sono certo che posso trovare argomentazioni d’interesse generale, ma rimane una domanda fondamentale “ il tutto è teorico ma non vissuto “ quindi mi rimane, con molta presunzione, di esporre la mia personale esperienza, vissuta da esperienze condivise con profondo amore e dolore, delusioni e gioie.
G.T. – Il Dovere, Lugano
Tralascio tutto quanto concerne la mia infanzia perché condizionata da un forte senso di paure per il castigo divino. Ma nel lontano 1975 un fratello, convinto profondamente, che ha raggiunto la Gerusalemme celeste mi ha trasmesso un semplice poema che racchiude per me il vero senso o meglio lo scopo per il quale ritengo che la mia vita abbia un senso :
Sono l’unico massone
Residente in Onsernone
Questo al cuor mal mi fa
Veder tanta oscurità
Con L’esempio e il verbo provo
Di potar qualche rinnovo
In una tasca ho la squadra
E nell’altra il compasso
E sempre in giro di quel passo
A disegnare e circoscrivere
Insegnare la morale
Ma il mio fiato a poco vale
Con questa gente vallerana
Dove il seme è radicato
Di quei dogmi scellerati
A cui alludo noi si sa.
E questa è santa verità
Con il tempo e la pazienza
Forse un giorno cambierà
Ed il sole e la sua Luce
Su di noi risplenderà
Questa riflessione è per il sottoscritto la via perché il tempio dell’umanità possa essere edificato abbandonando ogni presunzione ricordando quanto segue : È Maestro chi facendosi eterno apprendista e affrontando se stesso, nella veglia, nel sonno, nel sogno ascoltando il SE’ riposto negli altri Agisca nel mondo dell’azione. Estendere la tolleranza a tutti, anche agli intolleranti, non come privilegio da concedere, bensì come dovere da adempiere e cercando di rimuovere l’ignoranza, non di punirla. Considerando ogni religione come un’espressione della Divina Saggezza, studiarla anziché condannarla. La saggezza è quindi : fare, se, dove, come, quanto, esprime sempre ed in ogni circostanza la massima coerenza, che è verità, tra pensiero parola, azione. Parlare del proprio, personale, viaggio verso il sapere esoterico e verso una precisa scelta quale è quella della Libera Muratoria, non è cosa facile; è impossibile.
Difficile è il tratteggiarne le tappe.
Arduo dar conto dei relativi ed obbligati passaggi. Ed è anche, vagamente imbarazzante. Rimanda, infatti, ad una sfera strettamente privata, quasi intima, che coincide con il nucleo più segreto della propria soggettività, con il regno dei sogni o della vera realtà. Spesso succede d’immergersi nella lettura dei più disperati testi filosofici finendo a volte per formulare incredibili costruzioni del pensiero con le quali si cerca di spiegare ogni cosa e giustificare ogni azione; il tutto si riduce invece solamente ad una fantasiosa speculazione. E tutto ciò è inutile perché solo quando si smette di immaginare come la verità deve essere, è possibile apprendere qual è la verità. La via iniziatica non è di natura intellettuale, pertanto spesso resta inaccessibile e incomprensibile ai filosofi e agli eruditi. Anche le migliori disposizioni dell’animo, se esasperate, possono divenire finte di pregiudizi; così l’amore della famiglia può degenerare in orgoglio e intolleranza di casta, l’amore di Patria in arroganza nazionale, il fervore religioso in fanatismo.
Le vie del dialogo passano anche attraverso gli interrogativi posti dalla scienza, non alla o contro la fede e le fedi, ma innanzitutto all’intelligenza umana. In tale prospettiva la Massoneria, come crocevia di culture, tradizioni e fedi diverse, non può che ritrovarsi, sotto la guida della ragione e della luce che il Grande Architetto dell’universo rappresenta, come tempio del dialogo, tra e con tutte le componenti di buona volontà presenti nella società.
Cari Fratelli, in altri termini, il problema ritorna a essere quello della ricerca della verità e con essa la felicità. Attraverso un impegno per la riduzione della sofferenza e del dolore umano, la cui presenza nel mondo è da sempre uno degli interrogativi che investono la questione del divino e della sua essenza ed a cui gli uomini di buona volontà possono dare, se non una risposta definitiva ed univoca sul piano teologico – filosofico, una serie di testimonianze reali e positive per il perfezionamento del mondo. Significa passare dal piano della quantità a quello della qualità e per chi è pronto, trascendere anche la qualità. Significa condurre a termine il viaggio dalla periferia al centro, dall’esterno all’interno, dall’oggettivo al soggettivo. Significa rinunciare alle speculazioni filosofiche e ridurre la mente al silenzio; significa saper abbandonare tutto ciò che è conosciuto per valicare l’abisso senza sostegno. Significa essere intenti a preparare la propria tomba senza neanche predisporre un epitaffio perché in quella tomba, strano a dirsi, in ultima analisi non si trova niente.
«Il piccolo IO muore
quando vive il Sé
divino esattamente
come la goccia .
La goccia di rugiada o
di pioggia riguadagna
quando cade nell’immenso
oceano».