I confini del pensiero massonico

Nell’editoriale abbiamo scritto che è problematico identificare Massoneria e filosofia, così come è discutibile asserire che essa ha una propria e definita filosofia. Tuttavia questo non significa che non si possa cercare di tratteggiare dei confini concettuali invalicabili, fuori dai quali il nostro Ordine perderebbe la sua propria natura e identità. L’obiettivo di questo articolo si propone appunto di mettere a fuoco criticamente tali frontiere.

D. B., Loggia Il Dovere, Lugano (Revista massonica svizzera febbraio 2011)

Influenza e i limiti del razionalismo illuminista

Ricostruire la storia della Massoneria, è risaputo, costituisce un’operazione difficile; la mancanza di una solida documentazione non permette di separare facilmente ciò che effettivamente appartiene alla storia e ciò che invece rientra nella mitologia o nella leggenda. D’altraparte pochi sembrano coscienti del fatto che anche tentare un’esposizione unitaria e coerente del pensiero massonico presenta svariati ostacoli. In queste poche righe non si può certo esaurire un tema così ampio e articolato come quello dei rapporti tra filosofia e Massoneria; il nostro intento si propone pertanto di limitarsi a mettere in evidenza alcuni punti tra i più delicati e suscettibili di fraintendimenti. La Massoneria speculativa si sviluppa soprattutto nel XVIII° secolo, il secolo dei lumi. È quindi abbastanza naturale prendere le mosse proprio dal contesto storico dell’Illuminismo per localizzare alcuni importanti principi comuni, ma anche alcune sostanziali differenze tra la Massoneria e questo movimento culturale. Partendo con le analogie si può rilevare come sia l’Illuminismo che l’Arte evidenzino una marcata fiducia nei poteri razionali dell’uomo. Più precisamente, come già Kant aveva magistralmente sottolineato, l’Illuminismo è »libertà di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi.” Il che significa assumere una condotta di vigile valutazione critica nei confronti di ogni tipo di pregiudizi, miti, superstizioni, cioè contro ogni comportamento dell’uomo considerato irrazionale. La possibilità di sottoporre al tribunale della ragione comportamenti dettati dall’ignoranza o dalla mancanza di cultura e di sapere deve quindi essere globale e di conseguenza estendibile anche alla tradizione, all’autorità, al potere politico, alle religioni e alle metafisiche. In altri termini la ragione per gli illuministi, come per noi Massoni, si presenta come organo di verità e strumento di progresso cioè come luce rischi aratrice delle tenebre dell’ignoranza e delle barbarie. Va sottolineato che tali caratteri generali dell’Illuminismo affondano le proprie radici in epoche precedenti. In questo senso si può senz’altro affermare che l’Illuminismo si presenta come una logica prosecuzione degli ideali del Rinascimento. La fiducia nell’individuo, la difesa della sua dignità, il rifiuto di sottomettere la ragione al principio di autorità giustificano la denominazione dell’Illuminismo come secondo Rinascimento. Inoltre l’Illuminismo può anche essere considerato come l’ultima fase matura e consapevole della filosofia veicolata dalla Rivoluzione scientifica. Per gli illuministi la razionalità scientifica si configura come modello generale del sapere. Galileo, che è uno dei principali protagonisti della rivoluzione metodologica alla base della scienza moderna, può essere considerato un precursore e un esemplare compagno di strada dell’Illuminismo. La sua lotta contro i dogmi religiosi, il suo atteggiamento contro i teologi del suo tempo, la sua fiducia nella matematica e nell’esperienza rappresentano valori illuministici ed anche massonici.

La condivisione e l’adozione di criteri razionali da assumere come guida per la propria esistenza non giustificano però l’interpretazione di un pensiero massonico che corre costantemente parallelo ai binari dell’illuminismo, e ancor meno a quelli del positivismo. L’illuminismo è l’esaltazione di una ragione limitata e controllata dall’esperienza mentre, per la tradizione massonica, le competenze della ragione possono estendersi anche nel campo della metafisica. Per quanto riguarda invece il positivismo, e in modo ancor più drastico il suo erede, cioè l’empirismo logico o neopositivismo, le incongruenze sono ancora maggiori. Questi movimenti sostengono che la scienza è l’unica forma di conoscenza possibile; e il suo metodo, cioè quello delle scienze fisico-naturali è l’unico valido. Dalle loro premesse teoriche risulta che il ricorso a principi non riconducibili al metodo scientifico non dà origine ad alcuna forma di sapere. In tal senso la metafisica che, per definizione, non soggiace a tale divieto è del tutto priva di valore conoscitivo. Nella loro ottica Il metodo delle scienze fisico naturali, essendo l’unico valido, va esteso anche allo studio dell’uomo che pertanto diventa rigoroso ed oggettivo nella misura in cui è in grado di restare nell’ambito dei risultati acquisiti unicamente con tale metodo. Alla luce di tali prospettive è evidente che nell’orizzonte di senso lasciato aperto dal positivismo e dal neopositivismo non possono trovare spazio concetti fondamentali dell’antropologia massonica come quelli di G.A.D.U. e dell’etica da esso giustificata. La conclusione inevitabile è che la Massoneria non può considerarsi rappresentata in modo esauriente ed esaustivo dalle diverse filosofie positiviste proprio perché non condivide l’assolutizzazione dogmatica dei poteri della scienza. La riabilitazione della metafisica, avvenuta in seguito alla crisi dei positivismi, ha sancito la legittimità di principio ad intraprendere incursioni cognitive nel trascendente. Lo spazio logico che si è aperto alla metafisica non è però immediatamente fruibile dal pensiero massonico che deve ancora precisare delle modalità di movimento all’interno della trascendenza per potersi convenientemente distinguere dalle comuni religioni.

Massoneria e religione

A questo proposito conviene riportare quanto viene affermato in un documento approvato il 21 giugno 1985 dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, intitolato Massoneria e religione:

»La Massoneria non è una religione, né un sostituto della religione. Essa richiede ai suoi adepti di credere in un Essere Supremo del quale, tuttavia, non offre una propria dottrina di fede. La Massoneria è aperta a tutti gli uomini di tutte le fedi religiose. Nei lavori di Loggia è vietato discutere di religione. I nomi usati per indicare l’Essere Supremo consentono a uomini di fedi differenti di unirsi in preghiera ( a Dio come ciascuno di essi lo concepisce), senza che i contenuti delle preghiere siano causa di discordia. Non esiste alcun Dio massonico. Il Dio del Massone è lo stesso Dio della religione che egli professa. I Massoni hanno un mutuo rispetto per l’Essere Supremo in quanto egli rimane supremo nelle loro rispettive religioni. Non è compito della Massoneria cercare di unire insieme religioni diverse: non esiste, perciò, alcun Dio massonico composito. La Bibbia, considerata dai Massoni come il Libro della Legge Sacra, è sempre aperta durante i lavori di Loggia. […] La Massoneria è tutt’altro che indifferente verso la religione. Senza interferire con le pratiche religiose, essa auspica che i suoi adepti seguano la propria fede e pongano i propri doveri verso Dio (in tutti i nomi mediante cui egli è conosciuto) al di sopra di tutti gli altri. Gli insegnamenti morali della Massoneria sono accettabili da tutte le religioni. In tal modo la Massoneria rispetta la religione.” (Citato in Di Bernardo 1987/2002, pp. 72-73)

Da questa importante dichiarazione della Gran Loggia Unita d’Inghilterra si possono evincere, a proposito della natura del G.A.D.U., le seguenti posizioni: 1) La Massoneria non è una religione, 2) La Massoneria non è espressione di un sincretismo teologico (non esiste alcun Dio massonico, 3) i Massoni hanno in comune il rispetto per l’Essere Supremo, 4) la Massoneria è aperta agli uomini di ogni fede. Ebbene se si vuole fornire un’interpretazione del G.A.D.U. coerente con le dichiarazioni ufficiali della Gran Loggia Unita d’Inghilterra la proposta, avanzata in particolare da Giuliano Di Bernardo, di considerare il G.A.D.U. un ideale regolativo aperto, cioè integrabile con le specifiche fedi particolari di ogni Massone ci sembra la più logica. Se lo spazio concettuale metafisico resosi disponibile fosse inteso dal nostro Ordine in senso ontologico e non prudentemente regolativo, allora la Massoneria si trasformerebbe in religione e in secondo luogo dovrebbe rinunciare ad uno dei suoi pilastri costitutivi che è quello della tolleranza verso le altre religioni. Ciò non significa tuttavia che l’ideale debba essere puramente regolativo. Se così fosse questa posizione rigorosamente laica si scontrerebbe con l’assunto secondo il quale la Massoneria è aperta a tutti gli uomini di tutte le fedi religiose. Inoltre se si dovesse abbracciare il punto di vista che esclude la possibilità che l’Essere Supremo possa essere ulteriormente interpretato come il Dio di una religione particolare, allora la Massoneria finirebbe nuovamente per identificarsi con una religione, con una sua immagine propria incompatibile con quella delle altre religioni. In sintesi al Massone è richiesta come condizione minimale di appartenenza alla Massoneria la credenza in un Essere Supremo inteso come ideale regolativo e contemporaneamente l’esigenza di non esclusione a priori delle singole fedi. Il vantaggio evidente del regolativismo aperto è quello di insistere sulla tolleranza autentica che non può più essere garantita da una concezione della trascendenza in senso ontologico. La condizione necessaria per entrare a far parte della grande famiglia massonica è di credere in un Essere Supremo del quale la Massoneria non fornisce alcuna dottrina elaborata. Ma è proprio la credenza in un Essere Supremo indistinto a rappresentare la fonte originaria della spiritualità massonica, che non essendo espressione di una religione particolare, è universale. La spiritualità massonica si identifica quindi con una spiritualità universale che è una proprietà emergente della credenza nelle’Essere Supremo che ogni Massone può interpretare nel modo più consono alla sua specifica fede.

Massoneria e misticismo

Ora, se il guadagno dell’orizzonte della trascendenza non può essere sfruttato dal pensiero massonico per scolpire al suo interno la fisionomia di un Dio di una religione particolare – pena lo slittamento verso un inevitabile dogmatismo e intolleranza verso altri possibili strutturazioni ontologiche della metafisica disponibile – d’altra parte non è neppure percorribile l’opzione mistica come possibile mezzo di navigazione nelle insidiose acque della trascendenza. È vero che il misticismo ha in comune con la Massoneria il ricorso a una ricca simbologia, ma ciò resta insufficiente per accogliere il misticismo come strumento privilegiato della nostra Obbedienza per esprimere il contenuto della metafisica. Infatti la possibilità di un percorso verso la divinità è affidato, nella tradizione mistica, ad un’intuizione intellettuale, mentre i sensi e la ragione, strumenti fondamentali del pensiero massonico, sono ritenuti unicamente fonti illusorie di autentico sapere. Nell’ambito del misticismo inoltre il segreto iniziatico è tale perché non può non esserlo dal momento che è considerato essenzialmente inesprimibile e quindi incomunicabile. In Massoneria, al contrario, al segreto iniziatico non è preclusa la possibilità di essere codificato e trasmesso in un linguaggio intelligibile a tutti i Fratelli. Nel misticismo il sapere profano, cioè la cultura compresa la scienza, rappresentano degli ostacoli sulla via che conduce all’assoluto. In Massoneria invece la verità e la luce costituiscono un ideale regolativo al quale approssimarsi attraverso un processo asintotico realizzato anche grazie all’ausilio di scienza e tecnologia che non devono essere demonizzate ma semplicemente orientate verso il bene dell’umanità.

Conclusione

In conclusione i confini del pensiero massonico sono rappresentati, da una parte, da una razionalità riduzionista che non ammette alcuno spazio logico per la metafisica e i cui esiti incompatibili con la Massoneria sono quelli di un ateismo materialista. D’altro canto se lo spazio concettuale legittimamente accordato alla metafisica non si limita ad una trascendenza in senso regolativo, ma si spinge sino ad ipostatizzare ontologicamente il concetto di G.A.D.U., allora la Massoneria perde la propria identità trasformandosi in religione e quindi, in ultima analisi, in dogmatismo. Per completare le rotte pericolose della Massoneria bisogna menzionare ancora il misticismo, per il quale la conoscenza è intuitiva e sopra-razionale, mentre, dai documenti fondamentali della Massoneria si evince piuttosto che »i Massoni sono uomini in viaggio e la loro stella polare è costituita dalla luce della ragione”. (Moravia, 2004, p.10)